Walter Biot, un filmato lo incastra: avrebbe fotografato 181 atti classificati. Si cercano eventuali complici del capitano
Walter Bion, 55 anni, capitano di fregata della Marina militare italiana, arrestato per spionaggio, credeva di essere solo mentre scattava foto a documenti classificati. E invece non era così, perché con il suo comportamento ha insospettito l’Ufficio di controllo della minaccia asimmetrica di via XX settembre che ha segnalato il suddetto atteggiamento.
Il 16 marzo scorso vengono poste delle telecamere nell’ufficio su cui si nutrivano sospetti e vengono contattati i carabinieri del Ros. In due settimane l’ufficiale viene scoperto, con tanto di video delle sue malefatte consegnato agli inquirenti. In quel filmato vi sono i momenti in cui fotografa gli atti classificati e il momento in cui trasferisce il materiale su una pen drive che occulta in una scatola di medicine.
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Nel frattempo su un altro fronte d’inchiesta si muove l’Aisi. Il servizio di intelligence tiene sotto controllo i due spioni russi da tempo. Infine, quando Biot incontra Dmitrij Ostroukhov in un parcheggio a Spinaceto, a pochi metri da un supermercato, i carabinieri intervengono. Così stanano l’ufficiale e scoprono che nella scheda sd, il capitano ha passato del materiale classificato, ossia 9 documenti riservatissimi e 47 foto di materiale Nato Secret, classificate come segreto. In cambio gli viene data una valigetta contenente circa 5mila euro.
L’ordinanza del gip
Secondo quanto scritto dal giudice nell’ordinanza di arresto, «l’indagato non si è posto alcuno scrupolo nel tradire la fiducia delle istituzioni di appartenenza al solo fine di conseguire un profitto di natura economica». Essendo ufficiale della sicurezza gestiva informazioni segrete, «preordinate alla sicurezza dello Stato».
Secondo il gip il suo comportamento denota «estrema pericolosità del soggetto stante la professionalità dimostrata nel compimento delle azioni. Desumibile dagli apparecchi, dalle tempistiche e dagli accorgimenti adottati. Quali ad esempio l’inserimento della scheda sd nel bugiardino di una confezione di farmaci così come il fatto che dai telefoni in suo possesso non emergono appuntamenti o contatti con l’agente russo. Elementi sintomatici dello spessore criminale dell’indagato che non si è posto alcuno scrupolo nel tradire la fiducia dell’istituzione di appartenenza al solo fine di conseguire profitti di natura economica».
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Attualmente il Ros sta indagando sui telefoni sequestrati nella casa di Pomezia. Dimitrij Ostroukhov e Alexey Nemudrov, intanto, espulsi dal nostro Paese, hanno preso un volo per Mosca: si sono salvati dall’arresto per via dell’immunità diplomatica. Vi sono tuttavia, ancora diverse cose da chiarire (come sottolinea il giudice Minunni), a partire da «chi fossero i reali destinatari del materiale segreto e se vi fossero ulteriori soggetti responsabili». Si cercano eventuali altri complici che possano aver venduto documenti riservati a un altro Stato.