Di imperdonabile non c’è nulla, forse solo rifiutare il perdono. E non perché lo sia davvero, ma perché così ci neghiamo di viverlo.
Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
perché Gesù umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Gesù Cristo è Signore a gloria di Dio Padre. (Fil 2,10.8.11)
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. (Terzo canto del Servo del Signore)
Dal libro del profeta Isaìa
Is 50,4-9a
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Parola di Dio
R. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.
Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. R.
Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto. R.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri. R.
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 26,14-25
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà.
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Parola del Signore
Giuda ormai ha in testa di tradire Gesù: niente e nessuno lo smuoverà dal suo intento malvagio. Perché questo? Perché Gesù era umile, non era un sollevatore di eserciti: Giuda forse cercava attraverso Gesù il potere, la gloria. Gesù non può dargli questo, perché non è venuto per la gloria del mondo. Così ha in serbo di tradirlo e “farsi giustizia” da solo: una giustizia che, accecato dall’odio, non riesce a vedere in Gesù.
Alcuni mistici rivelano che il tradimento e la perdizione di Giuda furono per Gesù uno dei dolori più grandi, se non il più grande, durante la sua Passione. Gesù amava tutti i suoi apostoli, erano suoi amici, erano come figli per lui, incarnazione di Dio. Vedersi tradito da uno di loro, che profondamente amava fu un grande dolore per Gesù, che sapeva inoltre che quel “figlio” si sarebbe perso.
Giuda sapeva che Gesù era il Figlio di Dio, di cui aveva visto i miracoli, e da cui aveva ricevuto lui stesso il dono di fare miracoli, e nonostante questo lo vende per trenta monete d’argento, l’equivalente di 3000 dollari di oggi.
La vita di un uomo, e non di un uomo qualsiasi, ma quella del Figlio di Dio, viene resa alla stregua di uno scambio di denaro: è quando si fa questo che si perde l’amore, che si toglie la dignità a sé stessi e agli altri. La gioia finisce si spegne, la vita si spegne, viene fossilizzata in poche monete. Tutto è freddo, è ghiaccio.
E Giuda sente tutto questo: ha capito cosa ha fatto, se ne rende ora conto! Ma per lui è tardi. È stato sempre troppo lontano da Gesù da non capire qual era il suo messaggio di misericordia. Gesù l’avrebbe perdonato mille volte, sta andando a morire in Croce anche per lui!
Il commento al Vangelo di ieri
Invece lui sta andando a perdersi, a mettere a tacere per sempre quella poca luce che ancora era rimasta in lui. Gesù invece sarà lì, a braccia aperte, sulla Croce. Certo di aver fatto tutto il possibile per il suo amico, ma con un dolore che non se ne andrà: quello di averlo perso, nonostante tutto.
Perché il nostro è un Dio strano: pur essendo onnipotente non tocca la nostra libertà. Non la viola. “Non può”: è come un limite che si è dato. Ci ha donato la piena coscienza di scelta come solo Dio ha: un Dio che è morto per perdonare tutte le nostre colpe, perché di imperdonabile non c’è nulla, forse solo rifiutare il perdono. E non perché lo sia davvero, ma perché così ci neghiamo di viverlo.
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