Da oggi 687mila ragazzi delle scuole laziali fino alla terza media hanno lasciato la didattica a distanza e sono tornati in classe. In totale, sono sono poco più di 2milioni gli alunni in presenza e quasi 6,5 milioni quelli in didattica a distanza.
Tornare in classe. Poi a casa. Poi di nuovo in classe. Così, da un anno. Così, da mesi. L’incertezza sulle scuole e i vari cambi in base al colore delle regioni hanno reso la situazione insostenibile e il via vai tra casa e aula scolastica ha mandato in crisi migliaia e migliaia di adolescenti. La situazione si ripete. Da oggi 687mila ragazzi delle scuole laziali fino alla terza media hanno lasciato la didattica a distanza e sono tornati in classe, dal momento che la Regione ha cambiato colore passando dal rosso all’arancio. Poco più su, in Toscana, oltre mezzo milione di alunni toscani sono invece ritornati in Dad. E più giù, in Calabria, 285mila sono passati allo smart fino al 6 aprile. In sostanza, nelle regioni arancioni, le scuole hanno riaperto per soli pochi giorni dal momento che, la chiusura per Pasqua, farà rientrare i ragazzi a casa. Saranno poco più di 2milioni gli alunni in presenza e quasi 6,5 milioni quelli in didattica a distanza.
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Dopo le vacanze pasquali, tuttavia, si ritorna in classe. Mario Draghi ha annunciato che, al termine della zona rossa, si farà rientro in Aula anche nelle zone rosse. Un cambio di passo forse necessario. A differenza dell’Italia, Francia e Germania hanno cercato quasi sempre di lasciare aperti gli istituti scolastici, ricorrendo solo in extremis alla chiusura delle scuole. Ciò che in Italia sembra essere stato messo da parte, forse per la difficoltà di gestire la riapertura in sicurezza, per la Francia è stato invece una priorità. Proprio il passaggio in rosso da lunedì 15 marzo di oltre la metà delle Regioni italiane ha avuto un nuovo effetto immediato sulla scuola e oltre 7 milioni di studenti sono nuovamente rimasti a casa.
La Dad si è rivelata di fatto l’unica modalità possibile per proseguire le attività didattiche senza interromperle del tutto. Il malcontento degli studenti ha preso piede in numerose proteste che si sono susseguite in questi mesi in tutta Italia, così come è stato forte il malcontento dei professori, chiamati ad un ruolo ben diverso da quello originario. Ed avanza anche il malcontento degli studenti universitari, dei fuori sede. Nel complesso, il sistema scolastico nel suo insieme ha pagato il prezzo di scelte sbagliate. Così, gli studenti sono finiti in una sorta di circolo vizioso e sono stati sballottati da una parte all’altra e da un giorno all’altro.
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