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Don Giulio Mignani protesta contro la decisione della Congregazione per dottrina della fede che ha vietato le benedizioni per le coppie gay
Dopo la decisione della Congregazione per dottrina della fede che aveva vietato di impartire benedizioni a unioni omosessuali, don Giulio Mignani, parroco di Bonassola (La Spezia), ha spiegato la sua protesta nel corso dell’omelia della Messa per la domenica delle Palme. Qualche settimana fa, la Congregazione si era espressa sul tema delle benedizioni alle coppie gay:«Non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso».
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Da qui la protesta di don Giulio:«Se non posso benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, allora non benedico neppure palme e ramoscelli d’olivo», ha detto il sacerdote. Il parroco si è schierato diverse volte a favore degli omosessuali, e diverse critiche erano piovute su di lui. Nel 2017 aveva difeso le unioni gay e criticato lo sportello anti gender della Regione Liguria. In quel contesto, Fratelli d’Italia aveva chiesto che fosse scomunicato.
Ieri don Giulio, durante l’omelia, ha spiegato che la benedizione delle Palme è «collegata alla processione in ricordo dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Non potendo fare tale processione, a motivo delle norme anti-Covid, personalmente ritengo non abbia allora senso benedire le Palme. Ma sono poi estremamente contento che questa mia decisione di non benedire le palme e gli ulivi avvenga a pochi giorni dalla pubblicazione del documento della Congregazione per la dottrina della fede».
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Il prete ha raccontato quindi che alla non benedizione delle Palme si è aggiunta una «forma di protesta attraverso la quale manifestare il mio ritenere assurdo tale divieto ribadito dalla Congregazione per la dottrina della fede. Nella chiesa si benedice di tutto, non solo le palme ma a volte, purtroppo, sono state benedette anche le armi, però non si può benedire l’amore vero e sincero di due persone perché omosessuali. Ma, ancora più grave, è il fatto che si continui a chiamare “peccato” questo loro amore. A rimetterci non sono certo le persone omosessuali, le quali possono tranquillamente fare a meno della benedizione della Chiesa, perché intanto c’è Dio a benedirle. A rimetterci è piuttosto la Chiesa».
Nel 2018, don Giulio si era espresso sull’eutanasia dicendo che se «vuole dire ‘buona morte’ penso che sarei confortato dal sapere che è predisposta una legge tale da permettermi di morire senza ulteriori sofferenze». L’anno scorso, il 24 aprile, si è scatenata una polemica per la sua decisione di far suonare nella chiesa di Santa Margherita di Antochia un trombettista tedesco. Il brano era Bella Ciao e fu suonato dal campanile della chiesa. Don Giulio disse che la sua era una decisione senza connotazioni politiche ma spirituali e artistiche.
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