Per sopperire alla carenza di vaccini, la Campania ha firmato un accordo per acquistare il vaccino russo Sputnik V. Si tratta però di “accordi congelati“, ovvero accordi che saranno attuati solo dal momento in cui l’Ema fornirà il suo via libera al vaccino. Ma Draghi avverte: “Starei attento a fare contratti su Sputnik. Possono produrre massimo 55 milioni di dosi, di cui il 40% in Russia e il resto all’estero“.
La carenza di vaccini continua ad incidere sulla rapidità della campagna vaccinale e – tra contratti non rispettati e accordi contestati – sembra assumere sempre più i connotati anche di una vera e propria battaglia politica. A dividere è anche e soprattutto il vaccino Sputnik, ancora privo dell’approvazione da parte dell’Ema ma che sembra attrarre l’attenzione di alcune porzioni d’Europa. Solo una settimana fa Merkel e Draghi hanno sottolineato: la via principale è quella di procedere compatti in Ue, ma serve pragmatismo, anche su Sputnik. Se questa strada non sortirà effetti a breve, Italia e Germania procederanno autonomamente.
Ora Draghi frena sullo Sputnik
Questo vuol dire prender seriamente in considerazione l’ipotesi Sputnik, un’apertura che sembra già infastidire il nuovo presidente Usa Joe Biden, preoccupato di mantenere saldo l’asse atlantico. Si tratta, però, di oscillazioni, e la linea, al momento, sembra ancora quella di frenare sullo Sputnik. Lo dimostrano le parole di Mario Draghi a proposito dell’acquisto di vaccini Sputnik effettuato dalla Campania: “Starei attento a fare questi contratti” su Sputnik “perché ieri la presidente della Commissione europea ha messo in luce come, da un’indagine fatta dalla Commissione, loro possano produrre massimo 55 milioni di dosi, di cui il 40% in Russia e il resto in vari siti internazionali” e soprattutto “non è stata ancora presentata formale domanda all’Ema”. Poi, il problema di carattere temporale: “È comunque un vaccino in due dosi, a differenza di Johnson&Johnson e se va bene il vaccino sarebbe disponibile nella seconda parte dell’anno”.
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Le fughe in avanti delle regioni su Sputnik
Draghi si riferisce, più nello specifico, all’accordo firmato dalla Campania per l’acquisto del vaccino russo. Si tratta, comunque, di un accordo congelato: questo vuol dire che sarà attuato solo se e quando l’Ema e l’Aifa daranno la loro approvazione all’uso del farmaco. La notizia sembra esser stata confermata dall’Ansa, che ha contattato direttamente fonti regionali. A confermare la notizia è anche Vincenzo De Luca, che si augura anche che “la risposta” di Ema e Aifa “arrivi al più presto, entro un mese”. Anche perché, ricorda De Luca lo Sputnik è stato autorizzato nella Repubblica di San Marino ed in altri 60 paesi del mondo. L’augurio è quello di produrre una svolta non solo nella campagna vaccinale campana, ma anche in quella italiana: “Riteniamo che questo contratto possa aprire una strada per l’Italia. Se le cose andranno bene può essere un esperimento al servizio del Paese”. Poi De Luca rilancia: i soldi per l’acquisto dei vaccini sono presi dalle risorse della regione Campania, ma una volta “coperte le esigenze dei nostri concittadini metteremo a disposizione dell’intero Paese la quantità dei vaccini che dovessimo ricevere dalla casa produttrice”.
Nel frattempo, il Lazio prepara una doppia sperimentazione sullo Sputnik: partirà da dopo Pasqua all’Istituto Spallanzani di Roma, in collaborazione con l’Istituto Gamaleya. Perché “doppia sperimentazione“? Perché ad esser testate saranno due eventuali proprietà dello Sputnik. La prima è la sua efficacia sulle varianti (brasiliana, sudafricana e inglese in primis). La seconda proprietà riguarda invece la possibilità di utilizzare lo Sputnik come richiamo in soggetti che hanno ricevuto una prima dose AstraZeneca. A mettere a disposizione il vaccino sarà direttamente l’Istituto russo, che nella prima fase di sperimentazione fornirà 100 dosi.
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L’Ema tra due fuochi
Stando così le cose, sembra proprio in corso un gioco ad alta tensione che compromette l’unità a vari livelli: il rapporto Stato-regioni si inasprisce in Italia, ma contemporaneamente si inasprisce anche il rapporto Stato-Ue. Volendo riassumere, potremmo affermare che l’Ema stia ricevendo pressioni per un’approvazione dello Sputnik sia da alcuni Stati membri sia da fughe in avanti delle singole regioni. Regioni che, come la Campania, al momento vengono tenute a bada dal premier. La linea attualmente è aspettare le direttive Ue, ma questo stato di equilibrio precario potrebbe durare ancora poco.
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Ma perché ancora non è arrivata l’approvazione dello Sputnik dall’Ema? Una ricostruzione riportata da Open ricorda che i primi dati dello Sputnik sono apparsi solo il 26 settembre 2020 su The Lancet. Eppure, i dati primari su cui si fonda lo studio apparvero non consultabili. Intanto l’Ema ha comunque avviato la sua rolling review, da cui dipenderà anche il parere dell’Aifa. Di certo, però, l’intera vicenda sembra inquinata da diverse tensioni: da un lato i sospetti dell’Ue che individua, dietro la presunta mancanza di trasparenza, un tentativo della Russia di utilizzare il vaccino come pretesto per motivi politici; dall’altro le pressioni di alcuni membri dell’Ue (e le fughe in avanti di alcune regioni) che vorrebbero tagliare la testa al toro per perseguire una linea di pragmatismo puro. In tutto questo, restiamo in attesa del parere dell’Ema, sperando che sia il meno politico possibile. Sia in una direzione che nell’altra.