L’assegno unico per i figli entrerà in vigore dal prossimo martedì, 30 marzo. Il Primo Ministro Mario Draghi ha assicurato che tutte le famiglie riceveranno 250 euro al mese per ogni figlio. Ciò avverrà a partire dal 1° luglio. Come riportato dal quotidiano “La Repubblica“, i soldi a disposizione sono 20 miliardi e dopo una prima simulazione è emerso che la soglia scende a 161 euro a famiglia. Questo vuol dire che 1,35 milioni di famiglie riceveranno di meno. Per far si che tutti ricevano 250 euro sarebbe necessario aumentare le risorse.
Chi riceverà l’assegno
Come scritto nel Disegno di Legge 1892, l’assegno unico per i figli viene assegnato dal settimo mese ai 21 anni. Nel caso in cui vi fossero figli disabili a carico, non vi sono limiti di età e l’importo, in questo caso, sarà maggiore. Dallo studio di Arel, Fondazione E. Gorrieri e Alleanza per l’Infanzia è emerso che le famiglie coinvolte sono 7,63 milioni. Considerate le risorse a disposizione, le famiglie riceveranno 161 euro per ogni figlio minore e 97 euro per i figli con età compresa tra i 18 e i 21 anni. Questo per chi ha un Isee sotto i 30 mila euro. A partire da questa cifra, l’assegno unico subirà una diminuzione. Per chi ha, ad esempio, un Isee sopra i 52 mila euro riceverà 67 euro al mese per i figli minorenni e 40 per gli under 21.
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Il perché dell’assegno unico
Il motivo per il quale si è deciso di introdurre l’assegno unico è quello di «favorire la natalità, sostenere la genitorialità e promuovere l’occupazione, in particolare femminile». L’assegno viene erogato come imposta o somma di denaro mensile. È definito unico perché racchiude in sé otto agevolazioni già esistenti quali detrazioni, assegni familiari, bonus bebè e bonus mamma. È universale perché tutti possono richiederlo: dai lavoratori ai disoccupati, dai pensionati a chi ha il reddito di cittadinanza. Ciò di cui l’assegno tiene conto è il reddito Isee.