Giorgia Meloni, ospite a Dritto e rovescio su Rete4, ha tuonato contro il Governo Draghi e contro il Cts, denunciando il velo di omertà e la mancanza di comunicazioni e di trasparenza.
“Una cappa di omertà“. Così Giorgia Meloni si è espressa a proposito del Comitato tecnico scientifico. “Non puoi vedere e leggere che cosa dicono nelle riunioni del Cts. Viviamo in una democrazia in cui sulla base di quello che dice questo Cts ti danno o meno l’autorizzazione ad uscire ed essere una persona libera, ma non puoi leggere gli atti del Cts perché non sono pubblici”, ha tuonato la leader di Fratelli d’Italia ospite a Dritto e rovescio, su Rete4. In realtà, Draghi ha su qualche aspetto agito in ottica di trasparenza dei dati, annunciando giorni fa che saranno resi pubblici i dati sui vaccini. Ma è evidente che la comunicazione istituzionale del nuovo esecutivo è ben diversa da quella di Giuseppe Conte e, se per molti è un bene, per altri meno.
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Il sistema Rocco Casalino non c’è più, e non ci sono neanche più profili, tweet e comunicati via social. Si è bloccato quel circolo che aveva portato Giuseppe Conte ad essere ripreso sulle pagine trash e diventare un fenomeno del web. Ora di Mario Draghi non c’è neanche l’ombra e dai profili di Palazzo Chigi arrivano pochissime parole. Il Presidente appare poco, solo quando necessario. In questo momento è in conferenza per annunciare le nuove misure contro il Coronavirus: una conferenza ad ora di pranzo e non la sera, come era consuetudine di Conte. E iniziata quasi puntuale, con appena cinque minuti di ritardo. E apertasi con le domande dei giornalisti.
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Un cambio, quello sulla comunicazione, deciso proprio da Mario Draghi che, arrivato al Senato prima e alla Camera poi, ha da subito chiarito la necessità di un cambio nel profilo della comunicazione. In particolare, il Presidente del Consiglio ha puntato il dito contro i tecnici e gli esperti, spesso causa di confusione e fonte di allarmismo. I mesi della pandemia ci hanno abituato a comunicati improvvisi, dichiarazioni rilasciate in programmi televisivi o sui profili social, richieste di lockdown lanciate improvvisamente. Meccanismi, questi, pericolosi per l’impatto sociale e che vanno a minare proprio una delle basi della comunicazione d’emergenza: chiarezza, unita a coerenza e linearità dei contenuti. La situazione non sembra essere cambiata, in questo senso. Oltre al modo, è importante il tempo.
Meno protagonismo, più coordinamento
Basta comunicazioni improvvise, ha incitato Mario Draghi che ha affidato la comunicazione della presidenza del Consiglio dei ministri a Paola Ansuini, per anni alla Banca d’Italia. Meno protagonismo e più coordinamento è la nuova linea Draghi contro il Covid, in barba alla gestione di Giuseppe Conte indicata da Rocco Casalino. I social network sono stati al centro di tutte le comunicazioni dell’ex presidente del Consiglio e le Conferenze di Giuseppe Conte sono state momento di unione proprio sui social, innescando quel meccanismo di tweet e retweet che ha messo da parte persino la televisione. Mentre Rai1, rete di servizio pubblico, mandava in diretta le comunicazioni di Conte, molti la tv neanche la accendevano e seguivano il tutto proprio sui social. Ma ora arriva un taglio netto al passato, visto che lo stesso premier non è in possesso di alcun profilo sui social network e non sembra abbia intenzione di aprirne uno. I social ufficiali delle istituzioni sono utilizzati esclusivamente per comunicazioni fondamentali: un ritorno alle origini in cui le parole chiavi sono rigore e essenzialità.