Il Consiglio regionale approva la mozione presentata contro Fabio Tuiach, consigliere comunale di Trieste a causa dei suoi commenti che hanno fatto seguito ad un grave episodio di violenza verificatosi in città.
“Commenti pubblici di natura discriminatoria”. Possiamo anche dire, commenti che indicano mancata o celata intelligenza. Sotto accusa Fabio Tuiach, consigliere comunale di Trieste. Contro di lui, due mozioni diverse con l’obiettivo di rimuovere dall’incarico proprio Tuiach, a causa dei suoi commenti che hanno fatto seguito ad un grave episodio di violenza verificatosi in città. Tuiach, commentando il fatto di cronaca, aveva parlato di “carcere” e di “pena di morte” per i gay. Aveva così scatenato le ire di Roberto Cosolini, del Partito Democratico, che nella mozione chiedeva al Consiglio regionale di censurare le “esternazioni omofobiche e razziste” di Fabio Tuiach.
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Inoltre, Cosolini ha richiesto governatore Massimiliano Fedriga di valutare se esistano gli estremi per la sua rimozione per “atti contrati alla Costituzione” . La mozione è stata approvata dall’aula di piazza Oberdan all’unanimità, quindi anche da parte della giunta di centrodestra. Un atto forse dovuto, vista l’assurdità delle affermazioni del consigliere. Per Cosolini, infine, resta da valutare se “comportamenti di questo tipo non possano configurare atti contrari ai valori fondamentali della Costituzione”.
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Tuttavia, non potrebbe essere così semplice mettere in pratica quanto indicato nella mozione. Infatti, come ha spiegato l’assessore Pierpaolo Roberti, “in base a una prima ricognizione tecnica non risultano praticabili le sanzioni richieste nei confronti del rappresentante istituzionale triestino”. Cristian Sergo, capogruppo e primo firmatario del testo M5S, ha osservato che “quando si viene eletti, si diventa rappresentanti di tutti i cittadini, non solo di chi ci ha votato”. Tuttavia, guardando i casi degli ultimi anni, non esistono in giurisprudenza casi di sanzioni di questo genere per “reati di opinione”. Concludendo, risulta difficile sospendere un amministratore in assenza di condanna. Del resto, il problema è culturale. L’Italia sembra essere ancora indietro nel riconoscimenti dei diritti degli omosessuali e della comunità Lgtb.