Afghanistan, Luigi Di Maio conferma l’impegno militare dell’Italia. Ma il programma del M5s era diverso

Di Maio conferma gli impegni militari italiani in Afghanistan ed in Iraq, ma uno dei punti forti della politica estera del M5S era proprio il ritiro militare italiano dagli scenari mediorientali. 

Luigi Di Maio, nel corso dell’incontro con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nella seconda giornata di lavori a Bruxelles, ha confermato l’impegno militare dell’Italia in Afghanistan e il ruolo di primo piano in Iraq. I due avrebbero parlato dell’agenda del prossimo decennio della Nato e discusso dei rapporti con la Russia. Fin qui, nulla di strano. Luigi Di Maio ha fatto ciò che rientra nelle sue funzioni in qualità di Ministro degli Esteri. Ma c’è chi non dimentica e chi ricorda che il programma e i progetti del Movimento 5 stelle, tempo fa, erano ben diversi.

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Era il 2017 quando la base del M5s dettava il programma del partito in tema di politica estera. Dieci i punti che vennero sottoposti a consultazione sulla piattaforma telematica Rousseau che, da allora, non ha mai cambiato la sua mission per i pentastellati ma che, ultimamente, ha creato più malumori che gradimenti. Il punto 3, votato con 6.814 voti, puntava al ripudio della guerra. Il Movimento 5 Stelle si opponeva ad “ogni intervento armato ovunque si vogliano ripercorrere gli errori del passato fatta eccezione per le truppe di mera interposizione pacifica”.

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Gli altri punti 

Punto 6: “Disarmo come premessa alla pace” e la conseguente riduzione del finanziamento illecito e del traffico di armi. “Il moVimento si impegnerà a sviluppare “nuove forme di relazioni internazionali che garantiscano pace e stabilità nonché nuovi modelli di produzione compatibili con la preservazione della Madre Terra e dell’eguaglianza sociale”, si leggeva sulla consultazione. Punto 8: disimpegno dell’Italia da tutte le missioni militari della NATO. Punto 8: Risoluzione dei conflitti in Medio Oriente. Punto che ottenne 4.219 voti e che così spiegava: “Il moVimento spinge per la cessazione immediata dell’interventismo militare”.

Il Movimento avrebbe quindi agito, in ottica estera, per lavorare alla cessazione di quegli embarghi economici che colpiscono quasi esclusivamente le popolazioni civili, come nel caso della Siria; e all’embargo totale di armi a tutti quei Paesi sospettati di finanziare direttamente o indirettamente i terroristi internazionali. I punti si chiudevano prospettando nuovi scenari di alleanze per l’Italia , allargando i rapporti economici e diplomatici a nuove alleanze strategiche. Propositi e punti di governo che sembrano essere stati dimenticati e che oggi quasi nessuno ha tirato fuori.

 

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