Alessandro Madonia, Ceo di “Palestre di successo”, lamenta il mancato sostegno alle palestre e i pochi sussidi previsti nel Decreto Sostegni.
Avrebbero dovuto riaprire dopo poco e invece sono rimaste chiuse per tempo. E chiuse rimarranno. Qualche mese fa, al vaglio di Palazzo Chigi, c’era l’ipotesi della riapertura di palestre e piscine che, fin dall’inizio dell’emergenza epidemiologica, sono state costrette a chiudere salvo pochissime eccezioni e per pochi giorni. Poi, la circolazione delle varianti ha messo in allarme gli esperti e il Comitato tecnico scientifico ha detto no alla possibilità di riapertura di palestre e piscine a causa del movimento di persone e della circolazione che i luoghi in questione comportano.
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Al momento, non c’è ancora una data sulla riapertura. E il malcontento diventa sempre più evidente. “I centri fitness, ovvero le palestre, sono chiuse ormai da ottobre scorso, quindi da 6 mesi”, ha lamentato all’Adnkronos Alessandro Madonia, Ceo di “Palestre di successo”, primo portale italiano dedicato ai centri fitness. “Per i centri fitness non si sa ancora poco o nulla in termini di ristori. Si vocifera che il bonus sia mediamente 2.400 euro complessivi a palestra e che coprirebbero tutto il periodo di chiusura”, ha spiegato.
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“Se fosse così significherebbe che lo Stato ci sta dicendo di chiudere definitivamente, oltre al fatto che l’argomento apertura non viene proprio affrontato”, lamenta Madonia. Della stessa idea Giampaolo Duregon, Presidente dell’Associazione Nazionale Impianti Sportivi e Fitness che già ad ottobre lanciava l’allarme e si batteva per la riapertura dei centri sportivi. “Le strutture non riapriranno, non avranno più la forza. E con loro spariranno tanti posti di lavoro”, lamentava Duregon.
I numeri di un disastro
Parlando di numeri, commercio, servizi alla persona e intrattenimento sono a conti fatti i comparti più colpiti. Secondo le stime, le agenzie di viaggio e tour operator hanno denunciato perdite al 73,2% , seguite da attività artistiche, palestre, piscine, sale giochi, cinema e teatri, che hanno perso il 70%. Alberghi e alloggi sono al -53, seguiti da bar e ristoranti a cui, però, è stata nel tempo concessa qualche lieve libertà. L’attività di palestre, piscine e centri sportivi di tutta Italia è stata sospesa con il Primo decreto firmato lo scorso 9 marzo da Giuseppe Conte e già dopo pochissimi giorni le perdite sembrarono immense. Consideriamo, poi, che le attività in questione non hanno riaperto se non per qualche giorno. Una perdita, insomma, dal valore inestimabile e che, probabilmente, continuerà ad aumentare.