Per il Consiglio d’Europa l’Italia resta un Paese in cui per una donna è difficile abortire e ci sono disparità di accesso a livello locale e regionale.
Il Comitato della Carta sociale europea, organo del Consiglio d’Europa, ha valutato le varie misure prese dall’Italia per risolvere le violazioni riscontrate tra il 2013 e il 2015 in Italia. I dati a disposizione, risalenti al 2018, non dipingono un quadro facile per le donne italiane che debbano ricorrere all’aborto: il numero dei ginecologi obiettori di coscienza è aumentato. Il 5% delle interruzioni di gravidanza viene effettuato in regioni diverse dalla provenienza della donna, inoltre va dimostrato che il personale non obiettore non venga discriminato rispetto agli obiettori per quanto riguarda le condizioni di lavoro e le prospettive di carriera.
Italia e aborto: la situazione
A questo si aggiunge anche l’aumento delle interruzioni di gravidanza eseguite con procedura di emergenza. Il comitato ha accusato il governo italiano di non aver fornito alcuna informazione sul numero o percentuale di domande d’aborto che non hanno potuto essere effettuate in un ospedale o in una regione per il numero insufficiente di medici non obiettori.
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In virtù di tutto questo l’organo del Consiglio d’Europa domanda al nostro governo di conoscere quale sia la situazione e i numeri degli aborti clandestini nel nostro Paese e quanti siano i farmacisti obiettori di coscienza in Italia e quanti tra il personale dei centri di pianificazione familiare e informazioni. Infine il Comitato europeo vuole conoscere anche quale sia stato l’effetto di tutto questo sull’accesso all’interruzione di gravidanza.