Sono stati rinvenuti da alcuni operai adetti alla pulizia, alcuni resti di uno scheletro umano, fra cui un cranio, e poi di seguito gran parte dello scheletro, questa mattinata lungo l’argine di un canale artificiale in via Romita, estrema periferia Nord di Bologna. I resti apparterebbeo a Biagio Carabellò.
A trovare i primi resti sono stati alcuni operai addetti alla pulizia, da sterpaglie e rifiuti, di un’area verde a ridosso del canale. Hanno subito sospeso i lavori e avvisato la polizia che, con l’aiuto dei vigili del fuoco e dei tecnici della Scientifica, ha circoscritto e ispezionato la zona. Oltre al cranio, sono state via via recuperate altre parti fino a ricostituire quasi interamente lo scheletro.
I resti umani ritrovati apparterrebbero Biagio Carabellò, scomparso a 46 anni il 23 novembre 2015. Lo confermerebbero documenti ritrovati con le ossa, dentro un giubbotto. Sulla vicenda era stata aperta un’indagine per omicidio, finita con l’archiviazione. Anche su sollecitazione dei familiari, convinti che Biagio sia stato ucciso, furono fatte indagini approfondite, con sopralluoghi dei Ris nella casa dove viveva e ricerche dei sommozzatori nel fiume Reno. Il caso è stato trattato più volte da Chi l’ha visto.
Per avere conferma ufficiale dell’identificazione bisognerà attendere ulteriori accertamenti, ma il ritrovamento della patente di Biagio Carabellò dentro un giubbotto, rinvenuto nei pressi dello scheletro, lascia pochi dubbi agli investigatori. Le indagini sulla scoperta del cadavere sono coordinate dal Pm di turno in Procura Elena Caruso, mentre il fascicolo sulla scomparsa del 46enne era stato seguito dal Pm Stefano Orsi, al quale è successivamente subentrato Michele Martorelli. Parallelamente alla vicenda della sparizione di Carabellò, con un’indagine per omicidio finita con l’archiviazione, c’è stata un’altra indagine che aveva portato alla scoperta della falsificazione del testamento della sua fidanzata, Elisabetta Filippini, deceduta nel 2010 per una malattia. Secondo un testamento trovato dopo la morte della donna, l’intero patrimonio finì a Simona Volpe, un’amica della coppia. Ma nel testamento riconosciuto autentico, di cui fu in seguito trovata una copia a casa dello scomparso, la fidanzata aveva lasciato gran parte dei suoi beni a Biagio. Nel 2018, per questa vicenda Simona Volpe è stata condannata a due anni, in primo grado, per falsificazione di testamento e deve essere fissato il processo d’Appello.
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“E’ un caso che ha colpito il cuore di tutti, con tante componenti che hanno coinvolto emotivamente anche me“. Lo ha dichiarato in un’intervista all’emittente E’tv, l’avvocato Barbara Iannucelli, che assiste la famiglia di Biagio Carabellò, commentando la notizia che i resti umani trovati oggi alla periferia di Bologna potrebbero appartenere all’uomo scomparso dal 2015. Riguardo la vicenda giudiziaria, la legale ricorda che solo “una parte è stata sistemata con il riconoscimento della falsificazione del testamento della fidanzata morta di tumore, sebbene penda ancora l’appello. Quando ci fu l’archiviazione (dell’inchiesta per omicidio, ndr), ci ha confortato il fatto che due persone erano state attenzionate in modo preciso, ma per sostenere un processo occorrono prove importanti.” Per Iannuccelli, ora “bisognerà ascoltare con attenzione quello che questo cadavere ci racconterà.”
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