Multa per Ikea: accusata di aver spiato dipendenti, sindacalisti e clienti

Secondo il sistema di sorveglianza si tratta di “uno spionaggio sistematico e industriale”, scoperto nel 2012 per caso da alcuni dipendenti dell’Ikea di Franconville che hanno notato, su un computer lasciato acceso, decine di documenti con informazioni personali. Il colosso svedese, dunque, rischia una multa fino a 3,75 milioni e le persone fisiche fino a 10 anni di carcere. Come riportato dal Corriere della Sera, si è aperto ieri a Versailles il processo contro Ikea France, accusata di avere spiato illegalmente propri dipendenti (in particolare i sindacalisti), candidati all’assunzione e anche clienti con i quali aveva un contenzioso in corso.

L’accusa: spionaggio sistematico

Nel rinvio a giudizio di Ikea France (rappresentata dalla direttrice generale Karine Havas) e di quindici persone, i giudici istruttori francesi hanno sottolineato il carattere sistematico e industriale dello spionaggio. Secondo l’accusa, centinaia di persone sono state osservate ed esaminate. Al centro del sistema Jean-François Paris, ex responsabile della gestione rischi di Ikea France, che avrebbe stilato una lista delle persone da tenere sotto controllo inviandola poi a investigatori privati, per i quali l’azienda aveva riservato un budget fino a 600 mila euro l’anno.

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Jean Pierre Foures, responsabile della società di consulenza e sicurezza Eirspace, è accusato di avere fatto ricorso alla complicità di quattro poliziotti per avere accesso alla banca dati delle forze dell’ordine STIC (Sistema di trattamento delle infrazioni constatate) e conoscere gli antecedenti giudiziari di dipendenti e clienti. Tra il 2009 e il 2021, secondo l’accusa, la vita privata di molti dipendenti e alcuni clienti era osservata con estrema attenzione. 

Per esempio a Bordeaux, è stata aperta un’inchiesta segreta interna per capire le ragioni del cambiamento improvviso di un dipendente ex modello, oppure a Thiais, vicino a Parigi, è stato segnalato e giudicato sospetto l’arrivo al lavoro di un collaboratore in Porsche Carrera, e sono stati avviati contatti con Google e Facebook per ottenere i codici di accesso di un responsabile sindacale. Oppure, a Franconville, si studiano i comportamenti del sindacalista Adel Amara, e la società di consulenza arriva a suggerire di reclutare falsi colleghi per infiltrare le riunioni sindacali, o di intervenire presso la compagna usandola come strumento di influenza per convincerlo a diventare più docile. D’altro canto, gli imputati proclamano la loro innocenza e i loro avvocati si dicono convinti della debolezza del dossier dell’accusa. Il processo dovrebbe durare fino al 2 aprile, davanti a 74 parti civili.

Elena Calabrese

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