Il neosegretario Enrico Letta sta muovendo i primi passi strategici per portare a termine il suo progetto politico, già annunciato il giorno della sua elezione a nuovo segretario del Pd: superare il peso delle singole correnti interne del Pd (“così non funziona“) e portare a termine quell’asse con un ipotetico Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, un asse già a lungo incentivato dall’ex segretario Nicola Zingaretti. Sia Letta che Zingaretti, infatti, sembrano esser concordi su un punto: il Pd ha bisogno di un’alleanza per vincere, e il M5s sembra un buon candidato.
E infatti, intervenendo davanti all’assemblea dei deputati, Letta conferma: “L’arrivo di Draghi dentro il Consiglio europeo, con tutta la stima che ho e che abbiamo per Giuseppe Conte che vedrò domani, è un segnale di un’Italia che può giocare lì un ruolo chiave”. Poi ancora: “Avremo di fronte passaggi delicatissimi, l’elezione del Presidente della Repubblica è un momento cerniera per il Paese, abbiamo bisogno anche per questo di gruppi responsabili e ben coordinati. Non possiamo sbagliare”. Il tema capigruppo, però, già potrebbe dare qualche problema al segretario Letta. Per questo durante il suo intervento l’ex premier ci tiene a ribadire: “Il gruppo del Pd alla Camera ha sempre rispettato le scelte dell’ex segretario Nicola Zingaretti, che ha rispettato l’autonomia del Gruppo”.
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I capigruppo del Pd e la questione di genere
Enrico Letta avrebbe invitato il capogruppo alla Camera Graziano Delrio e il capogruppo al Senato Andrea Marcucci ad abbandonare i loro posti da capigruppo per lasciar spazio a figure femminili interno al Pd. Una scelta che è certamente legata alle tante polemiche sulla questione di genere che recentemente hanno travolto il Pd a causa di una dirigenza quasi tutta al maschile. Letta infatti avrebbe ribadito la sua intenzione di “fare del Pd il partito guida di una nuova idea di progresso in Europa. Se condividiamo questa ambizione di giocare una simile partita in Europa non possiamo accettare di avere tutti uomini ai nostri vertici. In Europa la questione di genere è cruciale, la diversità rende più credibili, moderne, innovative le classi dirigenti“. E avrebbe poi ringraziato Delrio per il suo rispetto per la causa. Delrio infatti si è detto pronto a farsi da parte: “Letta ha lanciato alcune sfide al Pd Ci ha chiesto di sostenere la sfida della parità di genere. Io sono d’accordo. Dobbiamo aiutare il Segretario nel suo lavoro“.
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I capigruppo e la questione renziana
Eppure successivamente Delrio avrebbe sottolineato l’esigenza di proteggere l’autonomia del Parlamento e di evitare questioni personali nella gestione interna. Qualche problema in più arriva, inoltre, dal fronte Marcucci (renziano), un fronte che rivela il malcontento di tutta Base Riformista per questo cambio di passo. Anche per questo per il voto vero e proprio sarà necessario attendere qualche giorno, per evitare una spaccatura interna palese. Lo stesso Delrio, infatti, è un ex renziano, e vista così l’intera vicenda lascerebbe pensare che dietro questa manovra non ci sia solo l’esigenza affrontare la questione di genere, ma anche l’esigenza di superare le correnti interne al Pd, soprattutto quelle in qualche modo ancora legate all’ala renziana.
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Il progetto di Letta, che ora incontrerà Conte
Verrebbe anche da pensare che l’intera manovra sia riconducibile anche al tentativo di portare a termine il progetto politico di Letta, che era poi lo stesso di Zingaretti: creare una coalizione con un ipotetico M5s a guida Giuseppe Conte. Per farlo, però, è anche necessario ridimensionare le correnti renziane del Pd (Delrio ne è fuori, ma il suo passato politico pesa ancora). Correnti che, come è noto, non abbracciano totalmente l’idea di un’alleanza con il M5s. E infatti Letta tira dritto, oggi annuncia un incontro con Giuseppe Conte che si inserisce nel solco delle dichiarazioni di apertura dei giorni precedenti. In un’intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia – stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano – Letta avrebbe ribadito: “Per vincere” le elezioni contro il centrodestra “dobbiamo comporre una grande alleanza in cui stia il M5s, che ha vissuto un’evoluzione europeista importante e positiva. La disponibilità di Giuseppe Conte di guidare il M5s è un a buona notizia e sono sicuro che ci capiremo. E’ mio dovere aprire quest’alleanza anche con chi ha lasciato il Pd”. Insomma, l’asse Pd-M5s diventa sempre più concreto, sempre a patto che il Pd non si frantumi prima.