Il Governo continua a fare pressing sulle Regioni per trovare una soluzione unica e coordinata per la campagna vaccinale, soprattutto ora che stanno per arrivare nuove dosi di vaccini.
Il piano di Draghi è accelerare con la campagna vaccinale, il premier sin dal suo insediamento è stato chiaro sulle sue priorità riguardo all’aumento di dosi e velocità nella somministrazione. L’obiettivo è recuperare il tempo perso tra ritardi e stop. Nelle prossime ore verranno distribuite circa un milione di dosi di Pfizer ai governatori delle regioni. Dopo un vertice con Curcio e Figliuolo, capo della Protezione civile e commissario dell’emergenza, è stato deciso un piano per dare uno sprint alla campagna.
L’ordine sparso in cui si sono mosse finora le Regioni non è proficuo per il paese. Draghi mira ad uniformare la campagna vaccinale e anche la sua gestione per questo la Protezione civile, coordinata da Curcio, sarà a disposizione dei presidenti delle Regioni. Un coordinamento nazionale ed europeo prevede Draghi, in vista del prossimo Consiglio Ue. Infatti, il presidente del Consiglio italiano si è coordinato con Spagna, Germania e Francia per chiedere alla Commissione di far rispettare i contratti alle case farmaceutiche.
Nel frattempo il vaccino Pfizer sta per consegnare circa un milione di dosi alle Regioni. Il governo è pronto ad aiutare e venire in soccorso delle regioni che si trovano in difficoltà nella gestione della campagna vaccinale, il fine è quello di uniformare il piano vaccinale nazionale e collaborare il più possibile per evitare il caos. Molte Regioni e molti enti territoriali stanno avendo difficoltà e rallentamenti nella somministrazione dei vaccini. Questo ha portato Draghi ad un incontro con la ministra Gelmini degli Affari regionali. Il focus di questo incontro è stata una massima collaborazione e il coordinamento con le regioni affinchè attuino il nuovo piano vaccinale.
Una coordinazione che ancora non si trova, il premier ha infatti criticato le Regioni che non riescono a mettersi al pari e le ha invitate ancora una volta a non procedere in ordine sparso. Inoltre, Draghi sta mettendo a punto un meccanismo per sostenere le Regioni in ritardo e permetterle di ricevere un aiuto dallo Stato. Ma per alcuni governatori il problema non è l’organizzazione o la gestione della campagna vaccinale ma è la materia prima che manca, ovvero le dosi.
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In primis Giovanni Toti, governatore della Liguria. Toti mette in chiaro “Per arrivare a somministrare 500.000 vaccini al giorno in tutta Italia, bisogna avere 500.000 dosi al giorno, cosa da cui siamo lontani ed è il primo lavoro di cui dovrebbe occuparsi il governo.” Il problema che sollevano le Regioni è la mancata trasparenza della disponibilità di dosi, fino alla fine del semestre. I governatori, dunque, chiedono un programma serio che non rischi di essere rivisto costantemente in base ai tagli e ai ritardi, o eventuali stop. Dello stesso parere Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna. “In Emilia-Romagna il problema non è l’organizzazione, ma le dosi che non erano in numero sufficiente per vaccinare tutti quelli che saremmo in grado di poter fare“. Ribadisce il concetto sui ritardi anche Luca Zaia, governatore del Veneto “ad esempio ad oggi quelli di Moderna non sono confermati“.
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Sicuramente restano i problemi legati alle consegne. Ma è pur vero che le Regioni dall’inizio della pandemia e ora con le vaccinazioni hanno sempre seguito un ordine sparso. La mancanza di coordinazione e uniformità delle regioni a livello nazionale ha messo in crisi il rapporto tra Stato e Regioni. Chi con spinte più indipendentiste ed autonomiste di altri, ma non vi è stata alcuna coordinazione né collaborazione. Questo non ha portato alcun beneficio, anzi ha danneggiato e rallentato il procedimento.
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