Terapie intensive al collasso, i numeri dell’emergenza

I posti letto occupati da malati da Covid-19 invadono le corsie. Si poteva evitare, bastava mettere in atto il piano varato dal Conte II che lo stesso governo precedente ha fallito. La situazione per regione. 

I reparti di terapia intensiva in Italia sono in grave difficoltà se non ci sarà una diminuzione dei ricoveri entro pochi giorni e un aumento dei posti a dispozione. La percentuale media di posti letto per la terapia intensiva occupata da pazienti affetti da Covid−19 nel paese è del 38%, in crescita dell’1% rispetto a ieri. Preoccupante anche la situazione dei posti occupati da pazienti non critici all’interno delle strutture sanitarie giunta al 42%. Gli indicatori osservati sul sito dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) ci dicono che raggiunta la soglia del 40% rischiamo di non potere garantire l’assistenza necessaria, mentre oltre il 50% si rischia addirittura il collasso.

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LA SITUAZIONE NELLE REGIONI

La condizione di criticità non è uguale per tutte le regioni. La situazione è drammatica per la Lombardia con una percentuale di posti in terapia intensiva occupa da malati da Covid-19 del 57%, ben oltre la soglia critica. La Lombardia ha già la colpa di essere pesantemente in ritardo con l’inoculazione dei vaccini e alle prese con il caos delle prenotazioni, con solo il 78,3% delle dosi a disposizione della regione somministrate, tra le ultime regioni in Italia. Situazione dei posti delicatissima anche in Piemonte oltre la soglia al 55% e in Emilia Romagna e  Umbria al 52%, tutte in crescita. Nelle Marche sono addirittura al 63% i posti letto occupati.

Situazione grave ma al momento sotto controllo, almeno stando ai dati, in Campania dove i malati gravi di Covid rispetto agli altri sono il 28%, Lazio (34%), Puglia (37%). La Toscana è al 41%. Sebbene in forte ritardo sul piano vaccini e ultima nelle statistiche, la Calabria non sembra subire l’emergenza più di altre regioni, la percentuale di posti letto occupata da malati gravi è del 21% e in diminuzione del 3%. Stesso discorso per la Sardegna (10%), Liguria (27% e in diminuzione del 3%), Basilicata (15%), Sicilia (15%) e Veneto (22%).

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L’ex-assessore alla Sanità della Lombarda, Giulio Gallera

EMERGENZA EVITABILE?

Il Decreto Rilancio scritto dal Governo Conte II aveva previsto 3.500 nuovi posti letto in terapia intensiva su tutto il territorio nazionale, un numero che avrebbero permesso l’aumento di 14 posti letto ogni 100.000 abitanti. Una promessa non mantenuta, le unità ultimate sono infatti la metà e per giunta distribuite in maniera non omogenea. ll territorio che più a caro prezzo ha pagato la pandemia, ovvero la Lombardia a ottobre 2020 aveva ultimato solo il 20% del potenziamento. Le altre regioni con il minor grado di completamento sono proprio quelle che oggi si trovano più in difficolta: Umbria, Marche, Piemonte e Abruzzo a cui si aggiunge anche la Calabria.

La causa principale dei ritardi? Gli intoppi nelle procedure delle gare di appalto e nella presentazione dei piani in cui indicavano i dettagli degli interventi da parte delle Regioni. Se si fosse data priorità al completamento di questo intervento, memori del dramma vissuto lo scorso anno, forse non saremmo arrivati nuovamente al rischio collasso per le strutture sanitarie. Il premier Draghi, il ministro Speranza e i responsabili dell’emergenza da Coronavirus sono chiamati a un altro cambio di rotta rispetto al precedente governo.

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