Un uomo di origine albanese si è ritrovato condannato a 8 anni di carcere a sua insaputa, senza aver partecipato al proprio processo.
Un uomo di origine albanese, oggi quarantenne, ha scoperto di essere stato condannato a sua insaputa per un reato attribuitogli quando era giovane. Il protagonista di questa vicenda, un individuo di nome K., che oggi vive a Mestre, ha una moglie e un figlio e si guadagna da vivere onestamente come stagionale, si è recato in questura a Marghera per rinnovare il permesso di soggiorno e lì gli è stato notificato un ordine di carcerazione. Si trattava di una condanna a 8 anni e 1 mese per traffico di droga.
Questa incredibile storia ha avuto origine nel lontano 2007, quando K., che all’epoca frequentava un brutto giro, venne condannato per traffico di stupefacenti, dovendo scontare la pena ai domiciliari. Il 26 giugno del 2012, alla sua porta, si presentò la polizia per comunicargli che si erano concluse le indagini preliminari su un’altra circostanza legata alla droga in cui lui era invischiato. All’epoca però nessuno gli chiese di stabilire un domicilio e dunque K. elesse un proprio difensore e rimase completamente all’oscuro dei passi successivi.
Mentre l’uomo procedeva con la sua vita gli fu fissata un’udienza preliminare per il 20 dicembre 2020 a cui, ovviamente, non partecipò. A prendere le sue parti vi era un difensore d’ufficio nominato il giorno prima. Da parte sua l’accusa lo incolpava di aver ceduto sostanze stupefacenti di tipo e quantità imprecisata a soggetti non identificati. A sostenere questa tesi però, c’erano solo delle dichiarazioni. Il 16 luglio del 2018 il Tribunale di Bologna condannò K. a 8 anni e 1 mese, a 26.100 Euro di multa, all’interdizione legale nel corso della pena e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e, infine, all’espulsione.
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Il 5 gennaio del 2019 la sentenza è diventata irrevocabile e così si arriva alla data fatidica del 15 gennaio di quest’anno in cui K. è venuto a sapere dei pesanti carichi giudiziari pendenti. Per lui sono scattate subito le manette, nel frattempo però, sua sorella ha contattato l’avvocato Leonardo De Luca dello studio Simonetti di Venezia affinché aiutasse K. E’ stato proprio l’avvocato De Luca a scoprire che cos’era successo accedendo agli achivi della procura di Bologna. Così, il 12 febbraio del 2021 è stata inoltrata la richiesta di rescissione del giudicato che si basa sul presupposto della mancata e incolpevole conoscenza del processo da parte dell’imputato.
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Il 17 marzo del 2021 la Corte d’Appello di Bologna ha deciso che il ricorso aveva un fondamento, K. è uscito di prigione il giorno dopo. Secondo il giudice non era “certo e documentato” che il detenuto avesse saputo della chiamata a giudizio e che “non vi sia certezza che abbia avuto conoscenza del processo a suo carico e che si sia sottratto volontariamente allo stesso”. L’avvocato De Luca ha colto l’occasione per sottolineare l’importanza dell’effettiva conoscenza del processo da parte dell’imputato. L’iter giudiziario di K., a ogni modo, non si è ancora concluso. Gli atti sono stati inviati al tribunale di Bologna per riavviare il processo, tenendo conto della prescrizione. K. quindi vuole dimostrare la sua estraneità ai fatti accaduti tanti anni fa.
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