Il Covid colpisce anche gli animali: un gatto contagiato dai suoi familiari dalla variante inglese del Sars-Cov-2 a Novara, ora in via di guarigione, ha portato l’attenzione sulla possibilità che gli animali domestici possano essere veicolo di infezione. Ipotesi già smentita dall’Istituto superiore di sanità, che ha chiarito che “lo stato attuale non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo di Sars-Cov-2. Semmai è vero il contrario”.
Canio Buonavoglia, vicepresidente della Società italiana di virologia e professore ordinario di malattie infettive degli animali presso il Dipartimento di medicina veterinaria all’università di Bari, chiarisce i dubbi in un’intervista riportata dal ‘Corriere della sera’: “Questa scoperta non è nulla di nuovo. Significa che una persona infetta da Cov id può trasmettere, in condizioni di eccesso di virus o se sta a contatto stretto, il contagio. È evidente che se il proprietario dell’animale è colpito dalla variante, al gatto passerà la variante, ma mi sembra eccessiva l’enfasi data alla notizia”. Tuttavia, come sottolineato da Buonavoglia è meglio “monitorare i casi che si possono verificare negli animali, e dare molta attenzione a queste forme, ma ricordando sempre che gli animali sono vittime del passaggio del virus, e dobbiamo essere noi a tutelare loro“. Viene chiesto se gli animali possono dunque trasmettere il virus: “Loro non sono l’origine dell’infezione: è sempre l’uomo che passa il virus. Quindi la norma importante da seguire è che una persona colpita dal Covid cerchi di mantenere a distanza gli animali con cui convivono, per preservarli dalla trasmissione del virus. Una norma estremamente importante, perché è chiaro che poi se il virus passa, alberga nelle vie respiratorie del gatto o del cane. Che potrebbero trasmetterlo, ma solo di rimando”.
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Dunque, “L’animale domestico deve essere considerato a pieno titolo un altro membro della famiglia: quindi se c’è un infetto, il cane o il gatto deve essere preservato, tenuto a distanza, perché può essere destinatario dell’infezione. Quindi è bene che all’animale provveda qualcuno che non abbia il Covid”. Ricordiamo che il virus negli animali si rileva con un tampone naso faringeo, proprio come negli uomini. Infine, il professore chiarisce che “Sono stati osservati pochissimi casi rispetto all’uomo, di manifestazioni cliniche di un certo rilievo. Ricordo ad esempio un gatto in Belgio che aveva presentato tosse e diarrea: ma in linea di massima l’infezione decorre quasi sempre senza o con lievissimi sintomi”.
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