Oggi, dalle ore 15, in Italia riprenderanno tutte le somministrazioni del vaccino Astrazeneca. Sono già 1.151.046 gli italiani che hanno ricevuto la prima dose di questo farmaco e un altro milione di fiale è fermo nei frigoriferi degli ospedali e dei centri di somministrazione. Questo vaccino, al di là di ogni polemica, resta comunque una leva fondamentale per la protezione degli italiani dal Covid-19.
In 10 punti spieghiamo il perchè:
- Astrazeneca è sicuro? Assolutamente si. I numeri parlano chiaro. Al momento circa 7 milioni di cittadini europei (e oltre 1 milione di italiani) sono stati vaccinati con AstraZeneca oltre a circa 12/13 milioni di britannici. Si tratta di una enorme sperimentazione a cielo aperto che ha portato risultati molto chiari: in tutta Europa su 20 milioni di vaccinati con AstraZeneca si contano alcune decine di migliaia di reazioni avverse leggere (mal di testa, qualche linea di febbre o alla nausea) e una trentina di gravi. Si tratta della stessa casistica degli altri vaccini anti-Covid. Ma finora, come ieri ha ribadito l’Ema, l’agenzia che controlla i farmaci in Europa, non c’è un solo caso di decesso collegato al vaccino con prove certe.
- Per quale motivo Astraneca è sicuro? Questo farmaco è stato sottoposto ad una adeguata sperimentazione. Inoltre la produzione del farmaco è ipercontrollata. I vaccini vengono generati in enormi macchine d’acciaio che ne moltiplicano il principio, poi questo prodotto viene lavorato in stabilimenti asettici, altamente robotizzati e con personale specificamente addestrato. Nulla viene lasciato al caso e ogni fiala viene tracciata passo per passo dalla generazione alla somministrazione ad una persona.
- Perché le polemiche in merito al vaccino? Questo vaccino ha avuto una gestione travagliata a causa della grande pressione degli stati per avere in tempi brevi un rimedio al Covid-19. Come per tutti i vaccini è stato sperimentato su circa 60 mila persone in Europa, Brasile e Sud-Africa. Ma la corsa all’approvazione ha fatto sì che l’azienda produttrice diffondesse i dati della sperimentazione in più tempi, mano a mano che risultavano disponibili. Di qui un effetto paradossale: prima si è stabilito che questo vaccino era meno efficace di altri, poi che era buono solo per chi aveva meno di 55 anni, poi la soglia dell’età è stata alzata a 65 anni e infine anche questa barriera è caduta. Tanto è bastato per generare insicurezza. L’azienda è poi finita nel tritacarne delle polemiche perché si era impegnata a fornire all’Unione Europea fino a 180 milioni di vaccini e invece ora intende consegnarne circa 70 milioni.
Leggi anche: AstraZeneca, l’indicazione della Francia: solo per chi ha più di 55 anni - I vantaggi di Astrazeneca? Si tratta di un vaccino “classico”. Nel senso che utilizza un virus modificato (adenovirus) per essere innocuo per l’uomo che, semplificando, trasporta nelle cellule umane il codice genetico delle proteine del Covid-19. Quindi il nostro organismo può riconoscerle e produrre gli anticorpi che ci proteggono. Si conserva a una temperatura compresa tra i 2 e gli 8 gradi. Quindi AstraZeneca è più “facile” degli altri vaccini che vanno custoditi a temperature molto basse. Il vaccino AstraZeneca viene somministrato in due iniezioni intramuscolari. Le iniezioni devono essere distanziate di 12 settimane. Tuttavia, questo è un grosso vantaggio perché consente di proteggere molte persone con una prima dose e infatti gli inglesi hanno scelto di puntare sulla prima dose anche con i vaccini Pfizer e Moderna che andrebbero richiamati, rispettivamente, dopo 3 e 4 settimane.
- Perché costa poco? Viene venduto dall’azienda agli Stati a circa 3 euro per dose contro le 12/14 degli altri vaccini. Intanto si basa su un principio “classico” e dunque ha richiesto minori investimenti in ricerca e tecnologie. Poi AstraZeneca ha sempre sottolineato di vendere il prodotto a prezzo di costo. Il prezzo è basso anche perché questo vaccino è globale: viene infialato materialmente in tutto il mondo, in Europa ma anche in India che è il principale produttore globale di vaccini. Il fatto che il vaccino AstraZeneca costi meno degli altri non deve farlo considerare di “serie B” si tratta di un prodotto industriale di alto livello esattamente come gli altri prodotti similari.
- Astrazeneca è un po’ italiano? Si. Il vaccino è frutto della ricerca dei laboratori dell’università di Oxford, in Gran Bretagna, che si sono avvalsi anche della collaborazione dell’Irbm di Pomezia, vicino Roma. Questo vaccino viene poi infialato, cioè inserito nelle fiale che lo rendono nutilizzabile, in una grande fabbrica di Anagni, a due passi da Roma. Si tratta dello stabilimento Catalent, una multinazionale americana, fra i più moderni del mondo specializzato nell’infialamento.
- Cos’è Astrazeneca precisamente? Una multinazionale nata nell’aprile del 1999 con la fusione di due realtà farmaceutiche inglese e svadese: Astra AB e Zeneca Group. Per questa società hanno lavorato o lavorano, tra gli altri, setti Premi Nobel per la medicina. L’azienda, nota soprattutto per farmaci anti-tumorali, ha 76.000 dipendenti in tutto il mondo, un fatturato di 26 miliardi di dollari e ha registrato un utile di circa 3 miliardi di dollari nel 2020. Leggi anche: Vaccino AstraZeneca, ecco i sintomi da segnalare al medico
- Perché consegna meno vaccini del previsto? L’azienda ha sempre sostenuto che gli impegni presi erano indicativi e non vincolanti per la semplice ragione che la generazione di un vaccino non è matematica. In pratica produrre un vaccino è un po’ come seminare un campo di grano: non sempre alla semina corrisponde un raccolto adeguato. AstraZeneca fa infialare il suo vaccino sia in Italia che in Gran Bretagna. Ma mentre le fiale prodotte in Italia sono state esportate un po’ ovunque e soprattutto verso la Gran Bretagna, dall’Inghilterra finora non è arrivata in Europa neanche una dose. dal 25 marzo, comunque, dovrebbe partire la produzione di vaccini AstraZeneca anche in un sito olandese. Ieri l’Unione Europea ha scritto una lettere ufficiale ad AstraZeneca per mettere in mora l’azienda e “costringerla” a chiarire tutti gli aspetti della produzione e della distribuzione del vaccino.
- Il vaccino AstraZeneca è finito in una “guerra” geopolitica? Sì. In questa fase la disponibilità dei vaccini equivale alla proprietà delle testate termonucleari durante la guerra fredda: chi ne dispone uscirà prima dall’incubo del Covid e potrà far ripartire la sua economia. La Gran Bretagna ha saputo utilizzare al meglio il vaccino AstraZeneca partendo con la sua somministrazione un mese prima dell’Unione Europea e potendo usfruire del “magazzino” di vaccini che la multinazionale aveva iniziato ad accumulare già durante la dfase di sperimentazione.
- Che cosa ci insegna il caso AstraZeneca? Innanzitutto, che i controlli sui farmaci sono capillari. Paradossalmente è stato proprio l’enorme numero di vaccinazioni controllate be verificate nei loro effetti collaterali a far scoprire i rari casi di trombosi di cui si è parlato in questi giorni. E per concludere, possiamo dire che è fondamentale per l’Europa e per l’Italia poter disporre di una propria filiera dei farmaci collocata sui propri territori. La salute della popolazione è il cardine sui cui si basa una buona economia. Qusto significa che non si può delegare all’Asia (o agli Stati Uniti) la ricerca e la produzione di farmaci strategici. A partire dai vaccini.