Lunedì 22 marzo, in Italia, gli addetti ai lavori di Amazon si fermano. Si tratta del primo vero sciopero nel nostro Paese e riguarderà la forza diretta formata da 9500 addetti e da quella indiretta che, invece, ne conta circa 30 mila. Temi da discutere sono tanti: ritmi e carichi di lavoro, corretto inquadramento del personale, orario degli autisti, indennità Covid. Per quanto riguarda quest’ultima questione, i lavoratori hanno fatto notare che nel periodo dell’epidemia, il lavoro «in presenza» non ha mai subito uno stop, registrando invece un aumento.
Lo sciopero
Sino ad ora ci sono state solo delle piccole agitazioni. La più grande risale al 2017 quando a fermarsi fu il polo logistico di Piacenza. In questa occasione presero parte allo sciopero il 60% dei lavoratori cosiddetti «garantiti». Non vi sono previsioni su quanti saranno gli addetti che aderiranno allo sciopero del 22 marzo e, di conseguenza, non si sa quanto ne risentiranno le spedizioni. Si pensa sopratutto agli abbonati ad Amazon Prime, il cui servizio permette di ricevere i prodotti in 24 ore.
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Covid e Amazon
Amazon non ha risentito della pandemia. Anzi, la mole di lavoro è aumentata. Si può parlare di un vero e proprio boom registratosi nel 2020. 437.000 nuove assunzioni per un totale di 1,2 milioni di persone. Nel secondo trimestre 2020 si conta un aumento del 197% per l’e-commerce.
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Non si sa, invece, quanto Amazon paghi di tasse sugli utili prodotti in Italia. Certo è che il consumer retail è un business con margini ridotti e Amazon sta investendo molto per espandere la logistica che permetterà di far arrivare ovunque prodotti a basso costo sui quali guadagna poco e paga poche tasse.