La tensione che ha sconvolto AstraZeneca agita ancora di più la questione vaccini. Oggi l’Ema prenderà una decisione definitiva sulla questione. Le case farmaceutiche hanno il potere di cessare questa pandemia ma gli interessi in gioco sono troppo alti.
Dall’inizio della pandemia abbiamo capito che senza un vaccino non saremmo usciti da questa situazione. Le case farmaceutiche più importanti del mondo si sono messe al lavoro per trovare una soluzione, e lo hanno fatto. L’attesissimo vaccino è stato creato. Ma sono solo pochi i colossi che sono in grado di riprodurlo in possesso del brevetto. E nascono subito quegli interessi economici e geopolitici a intralciare la messa in sicurezza della popolazione mondiale. Intorno a questo elisir della salvezza girano interessi economici di miliardi di euro e di dollari. Un gioco che sta costando caro la vita e la salute delle persone, perché non stiamo parlando di un farmaco qualunque ma quello che potrà mettere fine a questa situazione che il mondo si porta avanti da più di un anno. Eppure anche in questa occasione le case farmaceutiche e gli interessi economici delle potenze mondiali prendono il sopravvento.
Perché un vaccino così fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità deve essere in mano a pochi colossi farmaceutici? Una guerra economica in un periodo di emergenza potrebbe essere sostituita da un‘ampia disponibilità dei vaccini lasciando che tutte le case farmaceutiche del mondo possano crearlo. La questione però non è così semplice, neanche in tempo di emergenza sanitaria. Si tratta di aziende private con le loro proprie tecnologie e di accordi interni e dotate di un know-how non facilmente trasferibile. I Paesi più poveri però non demordono e chiedono di sospendere i brevetti fino a quando non sarà sconfitta la pandemia. A sostenere questa causa il segretario dell’Oms ma si è scontrato contro il no delle patrie delle case farmaceutiche, Usa in testa. Oramai questa guerra è in mano alle lobby farmaceutiche, né agli Stati né alle istituzioni, sono loro ad avere l’arma di salvezza e il potere.
Lotta tra case farmaceutiche, Pfizer e Johnson&Johnson battono AstraZeneca
Il Ministero della Salute ha preso la decisione di sospendere le vaccinazioni AstraZeneca dopo la decisione di Berlino così come hanno fatto gli altri paesi europei. Questo stand-by alla casa farmaceutica anglo-svedese sembra correlato con l’accordo con la Pfizer. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato l’accordo con la casa farmaceutica americana per un anticipo di 10 milioni di dosi entro giugno. Un blocco politico, a quanto pare, più che scientifico.
L’Oms e l’Ema hanno subito cercato di placare il panico e il caos che stava crescendo intorno ad AstraZeneca. Ma la paura c’è ancora e molti sono stati i rifiuti dell vaccino inglese. Nonostante l’Aifa avesse confermato che non ci fosse alcuna correlazione tra i casi di decessi e il vaccino AstraZeneca, il governo decide di ritirare le dosi in seguito all’accaduto. La decisione è stata presa sulla linea tedesca che dirige gli altri paesi europei.
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L’Oms consiglia il vaccino della casa farmaceutica americana Johnson&Johnson contro le varianti. Il vaccino dovrebbe arrivare in Italia nella seconda metà di aprile. E’ arrivato anche l’approvazione dell’Ema. Particolarmente efficace contro le varianti sembra il vaccino della J&J contro quello anglo-svedese che invece non blocca le varianti.
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Il vaccino AstraZeneca non ha goduto di buona fama sin dalla sua creazione, bollato come poco efficace, da somministrare solo alle persone entro una certa fascia d’età e infine, ora con i casi di trombosi. La casa farmaceutica anglo-svedese ha rifornito la popolazione inglese quasi nel complesso e la Gran Bretagna insieme ad Israele è uno dei paesi che è riuscito meglio a condurre la campagna vaccinale. Ma la competizione è forte soprattutto con gli alleati oltreoceano per la supremazia geopolitica dei vaccini.