AstraZeneca, la conferenza dell’Ema slitta alle ore 17.00

La conferenza stampa dell’Ema sul caso AstraZeneca sarà alle ore 17.00 e non più alle ore 16.00 come inizialmente previsto. 

Today is the day. Trombosi, coaguli sanguigni e decessi verificatisi in soggetti precedentemente sottoposti al vaccino AstraZeneca hanno messo in crisi non solo i piani vaccinali di vari Paesi, ma anche cittadini e la stessa casa farmaceutica, che ha dovuto fare i conti con panico, timori e sospetti scatenatisi anche a causa di una cattiva comunicazione. A decidere lo stop del vaccino di AstraZeneca sono stati prima paesi come la Danimarca, poi l’Austria, ma anche il Lussemburgo. E ancora la Germania, la Francia, l’Italia che prima hanno sospeso dei lotti sospesi e poi, totalmente, la somministrazione dei vaccini.

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L’Oms ha cercato di tranquillizzare e di mettere a tacere il panico scatenatosi un po’ ovunque, facendo i conti. Dati alla mano, non c’è certezza della correlazione tra il rischio di trombosi e gli effetti collaterali del vaccino. Ad ogni modo, molti hanno deciso di non vaccinarsi e il clamore mediatico attorno ad AstraZeneca si è fatto ogni giorno più ampio. Una cattiva comunicazione istituzionale ha significato un colpo durissimo alla campagna vaccinale, che già proseguiva a rilento anche a paura del fronte dei “no-vax” e di tutti coloro che, presi dall’incertezza, erano spinti a non vaccinarsi. 

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Insomma: sono aumentate le preoccupazioni e anche i rifiuti al vaccino. La comunicazione avrebbe dovuto chiarire ma, nel caso di AstraZeneca, questo non è avvenuto e il caos ha preso piede giorno dopo giorno. Prime i decessi, poi il ritiro dei lotti e infine lo stop. Un caos vero e proprio denunciato anche dai camici bianchi. “Ad oggi noi non sappiamo con certezza di questi decessi, ma in un momento come questo ci vogliono risposte rapide, chiare, limpide. Questa cosa non ci voleva“, ha commentato Matteo Bassetti su Inews24.

In via precauzionale? 

In Italia, è stata l’Agenzia italiana del farmaco – l’Aifa – ad estendere “in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell’EMA, il divieto di utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid19 su tutto il territorio nazionale”. Una decisione che ha seguito gli analoghi provvedimenti adottati da altri Paese europei, come la Germania. Eppure, poco prima dello stop dell’Aifa, era stato il direttore Nicola Magrini a condannare il clima di panico. “Non si è mai visto un allarme diventare così ampio sulla base di così pochi dati”, ha detto Magrini. Poi, sono arrivate le precisazioni di AstraZeneca che ha fatto notare come finora, in tutta l’Europa e nel Regno Unito, su un totale di 17 milioni di soggetti vaccinati “ci sono stati 15 eventi di trombosi venosa profonda e 22 eventi di embolia polmonare segnalati tra coloro a cui è stato somministrato il vaccino, in base al numero di casi che la Società ha ricevuto all’8 marzo”. L’azienda puntualizza, inoltre, che tale numero di eventi “è molto più basso di quanto ci si aspetterebbe che si verifichi naturalmente in una popolazione generale di queste dimensioni ed è simile per altri vaccini Covid-19 autorizzati”.

Oggi la decisione

Si attende oggi la decisione dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali. La riunione del Comitato per la farmacovigilanza (Prac) dell’Agenzia europea del farmaco Ema sul vaccino anti-Covd di AstraZeneca si è prolungato e la conferenza stampa, programmata inizialmente per le 16, sarà posticipata alle 17. La direttrice dell’Ema Emer Cooke ha ribadito che è “fondamentale valutare quello che è successo, se è possibile che questi rari effetti collaterali si siano presentati in concomitanza con le vaccinazioni”. Tuttavia, secondo la Cooke, “al momento il rapporto rischio-beneficio resta comunque positivo”.

L’Agenzia ha mobilitato un nuovo pannello di ematologi ed esperti di coagulazione per affrontare la situazione e valutare come procedere. Da capire, se nei casi riscontrati si tratta davvero di effetti collaterali oppure di una pure coincidenza. Si indaga anche sulla teoria di alcune partite “difettose”. “Stiamo analizzando se, dal punto di vista della produzione, possano esserci state delle differenze tali da comportare questi particolari sintomi nei vaccinati“, ha spiegato la Cooke. Non ci resta adesso che attendere il responso.

 

 

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