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Cosa ha insospettito l’Istituto
L’Istituto ha consigliato la sospensione in via precauzionale del vaccino AstraZeneca, in attesa che vengano portati a termine ulteriori accertamenti, perché insospettito da un elemento statistico. Alla domanda “Qual è il tasso normale di trombosi venosa cerebrale rispetto ai casi segnalati?”, l’Istituto ha risposto: “entro un periodo di 14 giorni ci si può aspettare statisticamente circa un caso di trombosi della vena sinusale”. Ma fino a lunedì 15 marzo, a fronte di 1,6 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca, “sono stati segnalati sei casi di trombosi della vena sinusale più un caso comparabile dal punto di vista medico, ovvero sette“. Il Paul Ehrlich Institute spiega allora: “stando a questo calcolo, sono stati segnalati più casi di trombosi sinusale di quanto ci si aspetterebbe statisticamente”. Insomma, continua a non esserci al momento nessuna prova di un nesso causa-effetto tra somministrazione del vaccino AstraZeneca e i casi di trombosi in questione. Ma proprio questi numeri “superiori alla media” lascerebbero suggerire l’esigenza di portare avanti ulteriori accertamenti.
E’ soprattutto una questione di trasparenza
In tutto questo è necessario ribadire che, anche qualora emergessero prove di un nesso causa-effetto, si tratta di casi rarissimi rispetto alla mole di persone vaccinate che, invece, verrebbero salvate dal Covid. Quindi l’assunto “i benefici superano i rischi“ resta valido. Insomma, fermando AstraZeneca non stiamo rischiando più morti di quanti ne evitiamo? Anche qui l’Istituto fornisce una risposta di una limpidezza ammirevole: “I medici devono prima essere informati e gli stessi vaccinati devono essere informati sui possibili effetti collaterali” legati ad Astrazeneca. In breve, resta valido il principio per cui, a livello statistico, i benefici superano i rischi. Ma a fronte di questo è anche necessario garantire la massima trasparenza in merito a eventuali effetti collaterali del vaccino, sia per i medici sia per i cittadini: “Lo Stato ha obblighi legali” nei confronti dei cittadini. Se “vengono violati e la campagna di vaccinazione continua senza informare adeguatamente la popolazione e le persone da vaccinare, potrebbero esserci anche conseguenze legali“. Si tratterebbe, dunque, soprattutto di una questione di trasparenza.
E proprio a proposito di trasparenza, il Paul Ehrlich Institute afferma anche: “Gli individui affetti (da questa rara forma di trombosi, ndr) avevano un’età compresa tra circa 20 e 50 anni“. La malattia ha riguardato soprattutto donne (sei casi su sette) e si è manifestata “da 4 a 16 giorni dopo la vaccinazione con il vaccino AstraZeneca”. Per questo gli esperti tedeschi consigliano “di consultare immediatamente il medico” alle persone vaccinate che “a quattro giorni dall’iniezione si sentono ancora male, con mal di testa gravi e persistenti o sanguinamento sulla pelle”.
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Cosa riferisce Speranza
In questo senso, al di là del fattore sanitario in sé, risulta evidente quanto sia fondamentale evitare una comunicazione schizofrenica che vada da un estremo all’altro. Bisogna evitare sia l’automatica associazione del nesso causa-effetto sia l’esclusione a priori di questo nesso. In sostanza, intanto è necessario presentare i dati raccolti fino ad ora e ribadire l’esigenza di attendere il parere dell’Ema prima di pronunciare qualsiasi tipo di giudizio definitivo. Il rischio è la perdita di credibilità, il panico mediatico e, in definitiva, un rallentamento della campagna di vaccinazione. E dunque, altri morti. La Germania questo sembra averlo fatto, comunicando in tutta trasparenza quanto appreso fino ad ora. In Italia il ministro della Salute Roberto Speranza, nel suo intervento alle Commissione riunite Affari sociali di Camera e Senato, afferma: “Quanto avvenuto nei Paesi Ue non incrina la fiducia nell’arma fondamentale per contrastare il Covid. Il Governo italiano ha la massima fiducia in Ema e Aifa, pretendiamo massimo livello di sicurezza e continueremo con la massima attenzione a monitorare sugli eventi avversi. La sospensione temporanea e precauzionale delle somministrazioni di AstraZeneca è frutto di un confronto tra le agenzie regolatorie nazionali e poi dei ministri della Salute“.
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Poi, dopo aver riportato quanto segnalato dall’Istituto tedesco, Speranza ribadisce: “Alla luce di queste considerazioni e della concatenazione di eventi i principali Paesi europei, in accordo tra loro hanno valutato in via del tutto cautelare e precauzionale di sospendere la somministrazione di AstraZeneca e di chiedere all’Ema un chiarimento su tutti gli ultimi dati emersi dalla farmacosorveglianza in Germania e non solo“. Ora la palla passa alla scienza. A tutti i non addetti ai lavori non resta che attendere il report dell’Ema. Tra questi non addetti ai lavori dovrebbero esserci anche i rappresentanti politici, che forse potrebbero spendere qualche parola in più per comunicare quanto sta accadendo anche ai cittadini. Una comunicazione trasparente e ufficiale resta l’unico antidoto a fake news e panico di massa. In Germania l’hanno capito.