Gesù è venuto per morire per noi facendo lui un unico grande sacrificio di redenzione: quelli che faremo noi per amore saranno nella sua carità.
Fra gli dèi nessuno è come te, Signore.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio. (Sal 85,8.10)
Non chiameremo più “dio nostro” l’opera delle nostre mani.
Dal libro del profeta Osèa
Os 14,2-10
Così dice il Signore:
«Torna, Israele, al Signore, tuo Dio,
poiché hai inciampato nella tua iniquità.
Preparate le parole da dire
e tornate al Signore;
ditegli: “Togli ogni iniquità,
accetta ciò che è bene:
non offerta di tori immolati,
ma la lode delle nostre labbra.
Assur non ci salverà,
non cavalcheremo più su cavalli,
né chiameremo più “dio nostro”
l’opera delle nostre mani,
perché presso di te l’orfano trova misericordia”.
Io li guarirò dalla loro infedeltà,
li amerò profondamente,
poiché la mia ira si è allontanata da loro.
Sarò come rugiada per Israele;
fiorirà come un giglio
e metterà radici come un albero del Libano,
si spanderanno i suoi germogli
e avrà la bellezza dell’olivo
e la fragranza del Libano.
Ritorneranno a sedersi alla mia ombra,
faranno rivivere il grano,
fioriranno come le vigne,
saranno famosi come il vino del Libano.
Che ho ancora in comune con gli ìdoli, o Èfraim?
Io l’esaudisco e veglio su di lui;
io sono come un cipresso sempre verde,
il tuo frutto è opera mia.
Chi è saggio comprenda queste cose,
chi ha intelligenza le comprenda;
poiché rette sono le vie del Signore,
i giusti camminano in esse,
mentre i malvagi v’inciampano».
Parola di Dio
R. Io sono il Signore, tuo Dio: ascolta la mia voce.
Un linguaggio mai inteso io sento:
«Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
Hai gridato a me nell’angoscia
e io ti ho liberato. R.
Nascosto nei tuoni ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Merìba.
Ascolta, popolo mio:
contro di te voglio testimoniare.
Israele, se tu mi ascoltassi! R.
Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto. R.
Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
Lo nutrirei con fiore di frumento,
lo sazierei con miele dalla roccia». R.
Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: lo amerai.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza“. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso“. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore
Gesù risponde a tono allo scriba: il più grande comandamento è quello di amare. Amare Dio e il prossimo. E questo amore non può essere svincolato, né da Dio né dal prossimo. Amare significa infatti voler bene autenticamente ad entrambi.
Come nella Croce ci sono due assi, uno dal basso verso l’altro e uno orizzontale, non esiste dimensione di amore a “verticale” Dio senza quella “orizzontale” al prossimo e viceversa.
Senza saperlo, chi non conosce Dio ma conosce l’amore autentico a chi gli sta intorno, ha trovato il Signore, che è l’amore stesso.
Gesù non ci chiede infatti rituali esteriori, opere di bene per sentirci migliori o gesti eclatanti: ci chiede di amare prima di tutto nel proprio cuore. E da quanto ameremo quel prossimo che “vediamo”, sapremo misurare l’amore che sappiamo dare, persino a quel Dio che “non vediamo”. Ecco perché lo scriba afferma che amare Dio “con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici”: al tempo i sacrifici e gli olocausti rivolti a Dio erano delle ritualità che servivano per ingraziarsi il Cielo e per scontare i propri peccati.
Ma amando non c’è bisogno di grandi esteriorità e ritualità: se si ama Dio e il prossimo si agirà spontaneamente nei loro confronti e il peso del sacrificio sarà estinto. Gesù inoltre è venuto a morire per noi per poterci riconciliare con il Padre, facendo lui un unico grande sacrificio: tutti quelli che faremo per amore non saranno più tali ma rientreranno nell’ottica della gratuità e della carità.
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