Operatrice pronto soccorso positiva al Covid muore dopo un turno durato 15 ore: famiglia vuole risarcimento da 35 milioni

Pamela Cooper, 49 anni, operatrice 911 positiva al Covid di Phoenix (Usa), muore dopo un turno durato 15 ore: famiglia vuole risarcimento da 35 milioni. Ecco cos’è successo 

Pamela Cooper-Meteoweek.com

Pamela Cooper, 49 anni, operatrice del 911 di Phoenix negli Usa, è morta dopo un turno di 15 ore, proprio il giorno in cui era rientrata a lavoro dopo aver combattuto a lungo contro il Coronavirus. La donna è deceduta per insufficienza respiratoria. Aveva avvisato il suo capo di non stare bene. Addirittura aveva detto:«Potrei morire».

La donna non aveva del tutto superato la malattia, ma aveva terminato le 6 settimane di ferie che aveva ed è stata costretta a rientrare a lavoro. Pamela purtroppo non poteva permettersi di perdere il lavoro poiché manteneva sua madre, vedova e suo marito, disoccupato.

Leggi anche:—>Stefano e Alessandro spariti e «fotografati insieme»: prima non si conoscevano, spunta ipotesi psico-setta

Dopo un turno di 15 ore, l’hanno portata in un ospedale del posto dove è morta il giorno dopo per insufficienza respiratoria. La sua famiglia ora ha chiesto un risarcimento di 35 milioni di dollari alla città, per l’insopportabile carico di lavoro ai danni della donna. La città di Phoenix, infatti, chiederebbe agli operatori 911 di fare degli straordinari per coprire le linee di emergenza, nel caso in cui manchino dei dipendenti.

Negli ultimi sms di Pamela al suo superiore la donna scriveva di non sentirsi bene durante il turno, ma l’uomo insisteva che era necessario che lei restasse a lavoro fino alle 23:30. «Potrei morire, ma va bene», aveva risposto Pamela.

Leggi anche:—>Covid, contagiati sempre più giovani: 21enne in terapia intensiva

«Per favore, non farlo. Non durante il mio orario» aveva detto il supervisore. «Sono appena tornata dalla malattia da Covid per un mese…riesco a malapena a camminare o respirare. Resterò seduta»aveva ribattuto lei. Aperta un’inchiesta sul caso di Pamela Cooper.

Gestione cookie