L'ospedale di Cittadella (Padova) - meteoweek.com
Ragazzo di 21 anni ricoverato per una settimana in terapia intensiva a Cittadella (Padova) attaccato a una macchina per l’ossigeno. Sono sempre più giovani i contagiati dal Covid. «Ogni dimissione per noi è una festa»
Sono sempre più giovani i contagiati dal Covid-19. L’ultimo caso, raccontato da Il Gazzettino, proviene dall’ospedale di Cittadella (Padova). Qui era infatti ricoverato in terapia intensiva un ragazzo di 21 anni di San Martino di Lupari, contagiato dalla variante inglese del nuovo Coronavirus. Stando alle ricostruzioni, il 21enne è stato ricoverato lo scorso 26 febbraio. In famiglia erano positivi sia il fratello sia il padre.
Le sue condizioni sono apparse subito gravi per via di alcune difficoltà respiratorie. Per questo il giovane, racconta ancora il quotidiano veneto, ha vissuto per una settimana attaccato a una macchina per l’ossigeno. Dimesso da pochi giorni dalla Rianimazione, il ragazzo si trova ora nel reparto di Pneumologia. Ma a breve potrebbe essere trasferito in quello di Medicina, preludio per il ritorno a casa.
Più in generale, si registra un’impennata dei contagi in provincia di Padova. Secondo l’ultimo bollettino regionale, i nuovi casi sono 313 e sei i morti. In totale gli attualmente positivi sono 7.700 e aumentano anche i ricoveri nei reparti Covid e nelle terapie intensive. «C’è una grande recrudescenza del virus, sento anche tanti colleghi di altre Regioni e sono tutti preoccupati», spiega al Gazzettino Astrid Ursula Behr, direttrice della terapia intensiva dell’ospedale di Camposampiero.
E aggiunge: «L’impronta della variante inglese è evidente e spesso ci troviamo di fronte a pazienti molto giovani. Le tac polmonari spesso sono davvero impressionanti. Da metà novembre ad oggi abbiamo già dovuto ricoverare un’ottantina di pazienti: a fine febbraio per qualche giorno abbiamo vissuto un calo cercando di tornare ad accogliere pazienti chirurgici, soprattutto oncologici, ma è durata poco. La situazione ci obbliga di tornare a dedicare un intero reparto ai pazienti Covid».
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La dottoressa, di origini tedesche ma da 25 anni a Padova, ricorda poi le dimissioni di un 75enne ricoverato due mesi fa. «A questi malati noi ci affezionano e ricordo perfettamente tutte le loro storie – racconta -. Quando escono da qui gli facciamo l’in bocca al lupo, gli diciamo che possono finalmente ritrovare la libertà e gli ricordiamo che hanno scalato una montagna». E conclude: «Ogni dimissione per noi è una festa».
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