L’Italia, un anno fa all’alba del primo lockdown, è stata elogiata da tutte le testate internazionali come il modello da imitare per questa pandemia. Ma ad oggi, a distanza di un anno, la situazione è completamente opposta.
Il “modello Italia” di cui si è vantato tante volte Giuseppe Conte, ormai è una chimera lontana semmai è esistita. L’Italia è stata presa in esempio, come primo Paese europeo ad affrontare la pandemia e il lockdown, da tutti gli altri Paesi che hanno subito la catastrofe poco dopo. Il nostro metodo è stato imitato in tutto il mondo, eppure la situazione a distanza di un anno è più apocalittica che rosea, come si poteva supporre allora. Ci si aspettava di fronteggiare una guerra lampo e invece ci si ritrova in un conflitto mondiale.
Questo momento di gloria vissuto dall‘Italia, per cui per una volta si trovava ad essere un modello da imitare è durato il tempo della prima ondata e del primo lockdown. Ma a far crollare tutto e smontare il mito del modello italiano è stata la superficialità dell’atteggiamento adottato in estate, quando si poteva fare di più per prevenire la seconda ondata ed essere quantomeno pronti al suo arrivo. Invece, si sono riaperte le discoteche, non ci sono stati più controlli e questo liberi tutti è costato la seconda e la terza ondata.
Ad un anno preciso dal primo lockdown la situazione rimane catastrofica
La conferma che l’Italia non era, o quantomeno non era più un modello da seguire arriva già ad ottobre 2020. Uno studio dell’Università di Oxford mette in luce quanto il nostro paese abbia fallito nella gestione della pandemia. Il problema maggiore si è riscontrato sul piano economico. L’Italia è il paese che meno – e in modo peggiore – ha contribuito alla crisi economica fornendo in ritardo o affatto i ristori alle imprese e alle aziende che erano costrette a chiudere.
Questo dato risale alla seconda ondata ma evidentemente la situazione è la stessa, se non peggiore. Le famiglie e le imprese sono state risarcite meno del 50% delle perdite subite a causa dell’emergenza sanitaria. Molte attività sono state costrette a chiudere per sempre tanto erano alti i debiti e le perdite. Molti imprenditori e commercianti sono finiti nelle mani della malavita e degli strozzini per pagare le tasse incuranti della loro condizione. Uno Stato assente che ha lasciato che le cose andassero così senza far nulla.
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Le nostre incapacità si sono evidenziate anche in ambito sanitario, con l’impossibilità di tracciare i contagi che si diffondono completamente fuori controllo. I tagli alla sanità degli ultimi 20 anni hanno infierito su un sistema sanitario che non punta sulla sanità territoriale. Questo ha lasciato riempire fino al collasso gli ospedali in grande sofferenza. Ad oggi ci sembra che non sia cambiato nulla. I problemi della seconda ondata si sono anzi acuiti con la terza ondata. L’ottimismo di un anno fa degli striscioni “andrà tutto bene” si è trasformato in frustrazione e stanchezza oltre che delusione nei confronti degli esperti, sempre in tv a dire e contraddirsi, del governo e delle istituzioni che avrebbero potuto fare scelte migliori e gestire un po’ meglio questa strana e tremenda emergenza.
L’incertezza e la confusione dominano il nostro Paese, un anno di pandemia non ha cambiato nulla
La confusione regna sovrana e nel frattempo a dare il suo contributo anche una crisi di governo, consultazioni e un nuovo esecutivo per ritrovarci ancora come prima. La confusione ha scombussolato gli ospedali nella prima ondata, senza un piano pandemico aggiornato da seguire, gli operatori sanitari si sono trovati il mondo crollato addosso. Oggi quella stessa confusione non ci ha abbandonato, a volte facciamo fatica a capire i divieti e le attività permesse nella nostra zona che sia rossa, arancione o gialla.
L’incertezza che domina le scuole che in questi 12 mesi hanno chiuso e riaperto facendo trottolare i ragazzi tra scuola in presenza e DAD. Ma novità di quest’anno è la voglia di avere la certezza più attesa: i vaccini. Non sappiamo quanti ce ne sono e quanti arriveranno e soprattutto quando sarà il nostro turno. L’incertezza dei ristori e del blocco dei licenziamenti con un DL bloccato da una nuova maggioranza.
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Una cosa è certa, è la crisi economica che ha messo in ginocchio lavoratori, famiglie, imprese. Un anno esatto dal primo lockdown ma questo purtroppo, non ha evitato i 100mila morti per Covid. Bisogna dare una svolta e non continuare su questa linea delle zone e del lockdown. Con le varianti in giro la situazione dopo un anno è forse ancora più spaventosa. Sperando nella ripresa economica e sanitaria dobbiamo prendere in considerazione nuovi scenari per non ritrovarci fra un anno ancora in questo stato.