Il 10 marzo Rai 1 trasmetterà il film “La bambina che non voleva cantare”, incentrato sulla storia della cantante Nada e diretto dalla regista Costanza Quatriglio, che si è direttamente ispirata al libro scritto dall’artista.
Interpretata dall’attrice Tecla Insolia, nei panni di Nada all’età di 15 anni, il film “La bambina che non voleva cantare” racconta il percorso umano e artistico di una ragazzina toscana che scopre il suo talento canoro da giovanissima. La partecipazione al Festival di Sanremo del 1969 con la canzone “Ma che freddo fa”, infatti, le permette di imporsi nel panorama musicale italiano con forza e prepotenza: il suo timbro è inconfondibile e il suo talent scout, Franco Migliacci, punta tutto su di lei.
Nada – all’anagrafe Nada Malanima – aveva solo 16 anni, ma davanti a sé un lungo percorso tutto in salita, fatto di successi ma anche di momenti difficili. Uno fra tutti il rapporto ambivalente con la madre, Viviana Fenzi, che soffriva di depressione. Nada, infatti, inizia a cantare proprio per allietare le giornate della mamma che, tuttavia, visto il successo della figlia, non vede di buon occhio la sua carriera nel mondo dello spettacolo. Nada, però, decide di intraprendere quella strada: prima sotto l’ala protettrice di Migliacci, poi sotto quella di Piero Ciampi.
Soprannominata nell’ambiente il “il pulcino di Gabbro” per la sua giovanissima età, Nada torna al Festival di Sanremo nel 1971 e conquista, in coppia con Nicola Di Bari, il primo posto cantando “Il cuore è uno zingaro”.
Due anni dopo la partecipazione alla kermesse, Nada decide di allontanarsi dai suoi discografici e abbandonare quell’immagine adolescenziale che le hanno costruito addosso.
Conosce Gerry Manzoli, il bassista dei Camaleonti, che diventa di lì a poco suo marito e si avvicina alla musica d’autore di Piero Ciampi.
Nada cambia completamente musica, si allontana dal tipo di canzoni che hanno segnato il suo successo e, nonostante i brani degli anni Settanta siano considerati un fiasco per quei tempi, il suo nome diventa famoso fino in Giappone.
La canzone d’autore è quella che definisce al meglio il percorso artistico della cantante che viene insignita di premi prestigiosi come Miglior album indipendente al Premio SIAE 2004 con “Tutto l’amore che manca” e il Premio Lunezia, nel 2007 vince il Miglior album dell’anno Premio Mei con Luna in piena e nel 2019 il Premio “Miglior duetto” al Festival di Sanremo.
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Nel film “La bambina che non voleva cantare” in onda oggi, 10 marzo, su Rai 1 non si mette in risalto solo il percorso artistico di Nada, ma anche quello personale.
Figlia di una famiglia umile, Nada è cresciuta nelle campagne toscane. “In casa c’era tanto da fare, non c’erano né soldi né benessere. C’era amore, quello sì – ha raccontato lei in una intervista per il Corriere della sera – . Mi volevano bene, ma senza andare in fondo. I bisogni essenziali erano mangiare, vestirsi, però io ero più complessa di così. E l’esordio troppo precoce nella musica peggiorò la situazione”.
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