Il Cts raccomanda la chiusura e misure restrittive al governo per la situazione critica in cui si trova l’Italia. Ma le posizioni dei diversi partiti, chiare ed irremovibili, mettono i bastoni fra le ruote nel processo decisionale. L’esecutivo deve optare per un lockdown o per chiusure parziali, questo è il terreno di scontro del governo.
Nuovo incontro oggi alle 17 a Palazzo Chigi per la cabina di regia con Gelmini e Speranza e i capidelegazione dei partiti di maggioranza. Domani l’incontro con le Regioni per prendere insieme una decisione unanime per le sorti del Paese. Il governo è spaccato tra le due vecchie correnti che non mollano la presa, neanche alla luce del nuovo peggioramento sul territorio nazionale dal punto di vista epidemiologico. Da un lato la linea rigorista, ovvero, quelli che optano per una linea rigida del Cts. A questa corrente fanno capo Speranza e Franceschini, dall’altro lato Salvini. Il leader della Lega da mesi invoca una riapertura per far fronte alle difficoltà economiche e non vuol sentir parlare di lockdown.
I dati sono preoccupanti la curva dei contagi non scende, purtroppo i morti sono ancora tanti e le varianti in giro per l’Italia senza controllo sono un’aggravante maggiore. Inoltre, tanta preoccupazione è riservata all’aumento dei posti in terapia intensiva, probabilmente anche a causa della maggior virulenza delle varianti. I dati mostrano che c’è poco da discutere per quanto riguarda le aperture, dato che a causa dell’aumento del numero di contagi sono rimaste ben poche le regioni in zona gialla. Altre regioni sono in bilico tra una fascia e l’altra come Puglia, Calabria e Lazio che da gialle potrebbero passare in zona arancione a breve.
Lo scontro al governo tra chi invoca misure rigide e chi si oppone alla chiusura generale si manifesta anche nelle amministrazioni locali, tra governatori e sindaci. Questa situazione blocca l’agenda del governo e le modifiche al Dpcm che è in vigore dal 6 marzo. Il cosiddetto scontro tra rigoristi e aperturisti potrà forse trovare un compromesso nei weekend blindati e zone rosse automatiche dove si verificano focolai delle varianti.
Scontro in maggioranza tra aperturisti e rigoristi
La linea dei rigoristi che fa capo al ministro della Salute Roberto Speranza, appoggiato anche dal ministro Fraceschini è pronta ad accogliere le richieste di misure più drastiche e severe per il contenimento del virus esposte ieri da Brusaferro e Locatelli. Ad opporsi ad una semplice applicazione dei suggerimenti degli esperti del Comitato tecnico scientifico sono in testa la Lega seguita da Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Il sottosegretario del ministero della Sanità Sileri concorda sul chiudere nelle zone con focolai ma ritiene la misura sufficiente, senza ricorrere ad una chiusura generale.
LEGGI ANCHE: La Raggi in aula al processo “Mondo di Mezzo”. Continua la sua campagna elettorale
Mentre l’Italia sta per diventare quasi tutta, di nuovo, zona rossa, Salvini torna ad invocare la riapertura di palestre e piscine. Ma l’ipotesi sembra alquanto lontana data la situazione e sta per sfumare anche la promessa di Franceschini di riaprire cinema e teatri il 27 marzo. Meno rigido e che non protende né per una parte né per un’altra, il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
“Può darsi che la stretta nei weekend possa essere sufficiente. Credo ci voglia anche poi la valutazione territorio per territorio. Credo che qualche misura estesa al paese serva per cercare di arginare questa ondata.” Commenta l’emiliano non escludendo il lockdown ma prendendo queste misure restrittive consigliate dal Cts come provvedimento necessario al momento. I contagi in Emilia-Romagna continuano ad aumentare così come in Puglia dove il sindaco di Bari chiede misure molto ristrettive. Dall’altra parte però il governatore della Liguria Toti puntualizza che non è giusto fare misure identiche in tutto il paese, concordando su questo con Bonaccini che mira ad una valutazione territorio per territorio.