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Politica

Il ritorno di Enrico Letta: ultima possibilità di salvezza per il Pd. Ma i riformisti chiedono una svolta

Il ritorno di Enrico Letta sembra essere l’ultima possibilità per il Pd dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti. Al momento, nessuno sembra poter prendere la segreteria del Pd e riprenderlo dalle proprie ceneri. Ma potrebbe non essere così facile.

L’ex premier del partito democratico, Enrico Letta, sembra essere “molto preoccupato per le sorti del partito” a quanto emerge. Pare che questa situazione critica in cui si trova il suo partito lo abbia convinto a prendere in mano la situazione. Un ruolo molto importante lo hanno avuto le azioni ai fianchi fatte da Orlando, Franceschini e lo stesso Zingaretti con un pressing esasperante per avere Letta alla guida del Pd.

Questo suo accondiscendere ha però le sue condizioni. La prima è l’unità su cui dovrà contare, la sua candidatura dovrà essere il più unitaria possibile senza troppe scissioni, divisioni e correnti interne. Ed è proprio questa la debolezza principale del Pd che in questo momento lo sta facendo crollare e che ha portato Zingaretti alle dimissioni. La linea che adotterà Letta sarà la stessa di Zingaretti, come punto di continuità e soprattutto per garantire la maggioranza, il 75% circa fa capo a quella corrente.

Letta garantisce di proseguire su quella stessa linea politica sia per quanto riguarda il rapporto con il Movimento 5 Stelle sia per quanto riguarda la distanza da Matteo Renzi. Su quest’ultimo punto non ci si poteva aspettare altrimenti, dopo le vicende di “Enrico, stai sereno”. Inoltre, la seconda condizione di Letta è quella di indire il congresso a scadenza naturale, ovvero il 2023, senza anticipazioni. Dunque, nessun cambiamento alla regia del Pd. Molti, soprattutto tra le correnti di minoranza e tra i riformisti come quelli che fanno capo a Romano e a Orfini, chiedevano l’assemblea anticipata perchè il Pd si trova senza una rotta e senza un piano programmatico che sia in grado di gestire questa pandemia e che sia indipendente dalla coalizione giallorossa.

La linea di continuità di Letta, vicino ai 5 Stelle e lontano da Renzi

La linea che proseguirebbe Letta sarebbe esattamente la stessa di Zingaretti e che ha portato al crollo del Pd nelle ultime settimane. Nulla di risolto, probabilmente e questo lo pensa anche la base riformista che sarà anche minoranza in assemblea ma ha un terzo del gruppo alla Camera e quasi la metà al Senato. Commenta così il portavoce riformista Andrea Romano. “Enrico Letta è stato ed è una figura di assoluto prestigio nel mondo democratico. Però la nostra discussione sarà a tutto campo, nessun nome è escluso, noi non dobbiamo eleggere un salvatore della patri ma una figura che accompagni il Pd con autorevolezza a un congresso che va fatto il prima possibile. Sarà quello il momento per darsi una linea rinnovata.”

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Tra le correnti di minoranza gli entusiasmi sono molto più sgonfi di quelli che animano la maggioranza zingarettiana. Quello su cui premono i riformisti è un leader ad interim quasi, che sia temporaneo e che accompagni il partito fino al congresso. Ma questa non è certo la via che preferiscono i dem di maggioranza che sostengono Letta e che vorrebbero che questo restasse come segretario, una figura autorevole non un supplente. Ovviamente, l’ex premier non potrà essere chiamato solo per risollevare il partito e traghettarlo fino al Congresso cercando di mantenerlo in vita. Arriverà e resterà per essere il segretario del Partito Democratico. Ma la critica a Letta è che nonostante sia un uomo apprezzato e autorevole, sia un ritorno al passato mentre ci vorrebbe una svolta perchè il Pd sembra brancolare nel buio.

Stefano Bonaccini a Cartabianca: “Non condivido la scelta di Zingaretti”

Tra gli i cosiddetti renziani del partito, si esprime anche Stefano Bonaccini, ieri ospite a Cartabianca. Il presidente della regione Emilia-Romagna ritorna sulla scelta di Nicola Zingaretti di dimettersi come segretario del Pd. “Rispetto ma non condivido la sua scelta. Non ho mai visto un ristoratore dire alla gente che passa: non entrate che nel mio ristorante fa schifo mangiare.” Un divario che si è aperto ancora di più tra la corrente di maggioranza e i riformisti con le ultime vicissitudini interne. Si era fatto anche il nome di Bonaccini come segretario ma il problema del governatore emiliano è che è all’opposto della maggioranza, più vicino a Renzi che ai 5 Stelle, il contrario di quello che è Letta.

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Continua Bonaccini: “Questa crisi credo sbalordisca e sbigottisca. L’identità del partito si è annebbiata“. Ed è proprio quell’identità che si fatica a trovare e a riconoscerci, come è accaduto per molti che hanno fatto la grande fuga dal Pd. Ma è pur vero che all’interno del Pd si fatica a trovare una figura così autorevole. Come ricorda la giornalista Lucia Annunziata “Il Pd dovrebbe eleggere un segretario e dargli almeno due anni di tempo. Enrico Letta ha le chiavi del linguaggio tra Pd e il governo Draghi. Oggi tra i leader del Pd non c’è nessuno che riesca a esprimere un parere forte su certi temi.” Potrebbe essere la salvezza del Pd e della sua identità, dunque, Letta ma è ancora tutto da vedere perchè questa scelta potrebbe scontentare molti e non risolvere molto all’interno del partito.

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