Le dimissioni di Nicola Zingaretti come segretario del PD hanno aperto un momento di caos e di confusione tra i democratici, proprio in piena emergenza sanitaria.
“Il trauma è stato forte, anche sul piano umano e personale”. Così Goffredo Bettini ha espresso, parlando al Corriere della Sera, le sue sensazioni e impressioni sulle dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario del PD. E in effetti, l’addio di Zinga ha messo in crisi tutto il partito e, come un effetto domino, il crollo della prima pedina ha trascinato verso l’abisso tutte le altre. I democratici avevano un ruolo fondamentale durante il Conte2 ma, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, qualcosa è cambiato e i sondaggi danno il partito già in calo, scavalcato da Fratelli d’Italia. Forse, il segretario era l’anima trainante dei democratici e, venuto meno lui, è caduto tutto il partito. In piena emergenza sanitaria e nazionale, insomma, l’unità è un’utopia: prima il Movimento 5 stelle, poi il PD. La coesione sembra ormai più un obiettivo da raggiungere, che un punto di forza su cui puntare.
“La mancanza di rispetto verso Zingaretti continua anche in queste ore, ma si sono accorti tutti, dopo che ha lasciato, della sua grande popolarità”, prosegue Bettini. L’ormai ex segretario avrebbe lasciando per due questioni fondamentali: “la forma del partito e la necessità di un chiarimento sulla sua natura e i suoi compiti”. Serve dunque un confronto, che potrebbe arrivare già domenica prossima. Altrimenti, mette in guardia Bettini, sarà l’intera sinistra a subire un duro colpo. C’è da chiarire, in ogni caso, la missione del partito. C’è chi punta, ad esempio, ad un’ ispirazione riformista. “Chi può sostenere il contrario? Ma c’è riformismo e riformismo. Sono pronto a discutere di tutto; ma non a tradire il nucleo fondamentale di un riformismo democratico e progressista”, sostiene il democratico.
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Gli occhi sono ora puntati su Enrico Letta. Prosegue il pressing per spingere l’ex Presidente del Consiglio a prendere il posto di Zinga. Domenica, giorno dell’Assemblea del PD, si capiranno forse le sorti del PD. Cosa dice, Bettini, al riguardo? “E’ una figura molto forte e competente. La stimo e la rispetto. Non avrei alcuna preclusione nel sostenerlo. Tuttavia qualsiasi sia la scelta del nome che prevarrà nell’Assemblea nazionale, essa dovrà garantire quel confronto nel Pd che non può ulteriormente attendere. Per quanto mi riguarda questo confronto lo sosterrò con l’orgoglio di ciò che è stato realizzato da Zingaretti negli ultimi due anni”. Allo stesso modo, è forte il sostegno verso Mario Draghi, “una grande personalità che va lealmente sostenuta. Ma non la soluzione politica alla crisi sistemica della democrazia italiana”. Ma è necessario tornare ad una competizione tra la destra e la sinistra, ritornare a dividere le parti. Il Pd, dunque, deve prepararsi alla prossima dialettica democratica. Almeno secondo Bettini.
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