Kathleen Folbigg è rinchiusa in un carcere australiano con l’accusa di omicidio dei suoi 4 figli: Caleb, Sarah, Patrick e Laura. Il tribunale l’ha riconosciuta colpevole della morte dei bambini, uccisi uno dopo l’altro nel corso di 9 anni. La donna, dominata da crisi depressive e dalla frustrazione, è stata bollata come l’omicida seriale più perversa della storia giudiziaria del continente oceanico. Oggi, però, le cose cambiano: un rapporto firmato dai massimi scienziati del Paese chiede la sua scarcerazione, e chiede che la giustizia riconosca l’errore clamoroso di cui è stata artefice. Infatti, i quattro figli sarebbero morti secondo gli esperti per via di una rara mutazione genetica che causa l’arresto cardiaco.
I referti medici al tempo dei decessi parlavano tutti in effetti di cause naturali. Nel 1991 la morte di Patrick che aveva appena otto mesi di vita fu attribuita ad una crisi epilettica. Due anni dopo quella di Sarah a dieci mesi dalla nascita, fu classificata come un caso di Sids (sindrome della morte in culla), così come quella di Caleb, avvenuta a soli diciotto giorni dal parto. La scomparsa di Laura era invece stata legata a cause sconosciute.
Diverso il parere del giudice Reginald Blanch che nel 2003 condannò Folbigg a quaranta anni di reclusione, al termine di un processo che era durato tre settimane. La sentenza fu decisa nonostante la presentazione di una petizione popolare di cinquecento pagine, con la quale si chiedeva di assolvere l’imputata. Blanch scrisse al tempo che non aveva alcun dubbio circa la colpevolezza della donna, e che il suo comportamento in aula e le spiegazioni che aveva cercato di dare negli interrogatori, confermavano tutti il sospetto che fosse un’omicida plurima dei propri figli. Fondamentale fu la lettera che Kathleen aveva scritto. Nel 1997, poco dopo la nascita di Laura, un’annotazione diceva: “Per fortuna non è come Sarah. Si salverà perché mi sembra diversa da lei.” E poi, sempre a proposito della stessa figlia: “Grazie a Dio è dotata di una buona natura, e questo l’aiuterà a sopravvivere al fato degli altri. È come se avesse ricevuto un’ammonizione.” A proposito di Sarah la mamma aveva scritto: “Ho sempre desiderato che tacesse, e un giorno l’ha fatto.” Blanch decise la colpevolezza sulla base di queste prove circostanziali, e in considerazione dell’atteggiamento assente, quasi incurante, che la donna aveva mostrato durante il processo. Due anni dopo nel giudizio di appello la pena era stata ridotta a trent’anni.
Nel corso degli anni, però, la scienza ha fatto progressi nel campo della genetica. Campioni di sangue che erano stati prelevati ai neonati, paragonati a quello della madre, hanno rilevato per Sarah e Laura la mutazione di un gene che sovraintende alla produzione di una proteina fondamentale per la funzione cardiaca, la cui mancanza può produrre l’arresto del battito. Il genoma di Caleb e Patrick era invece affetto da un’altra variante, per la quale è stato provato in laboratorio su cavie animali il legame con attacchi epilettici letali. Per Patrick l’epilessia era stata diagnosticata già quattro mesi prima della nascita, mentre Caleb era affetto da ostruzione della laringe e difficoltà respiratoria.
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Questi sintomi che forse hanno prodotto una disgrazia familiare di rara intensità, tale da lasciare interdetta e stordita la madre, sono invece stati sbrigativamente giudicati 18 anni fa come altrettanti episodi di asfissia procurata da parte di Kathleen, sopraffatta da una volontà omicida patologica. Il rapporto scientifico ha prodotto ora una nuova petizione per la scarcerazione della signora Folbigg, e l’apertura di un dibattito presso la corte suprema, a cui spetterà la decisione definitiva sul caso.
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