Mentre il festival della canzone italiana di Sanremo si chiude fuori dal teatro Ariston, senza pubblico, si registrano le proteste dei ristoratori e degli operatori del casinò
La 71ª edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo si è chiuso con la vittoria dei Måneskin. Ma mentre all’interno di un teatro deserto e senza pubblico a causa delle restrizioni Covid, andava in scena la tradizionale kermesse di chiusura, fuori dal teatro si registravano urla e proteste.
Non sono state giornate facili per Sanremo che, di solito, durante il Festival, vive il suo momento di maggior splendore. Se lo scorso anno l’edizione della rassegna è stata letteralmente presa per i capelli e all’ultimo istante prima del Lockdown, quella di quest’anno non ha potuto far altro che chiudere i battenti ed evitare l’arrivo del grande pubblico.
Pochi giornalisti presenti. Pochissimi gli addetti ai lavori. Tutte le manifestazioni si sono svolte nel rispetto della distanza sociale e della cautela. Ma questo, inevitabilmente, ha causato un gravissimo danno a tutta la città. Un buco pauroso in un bilancio turistico già disastroso non soltanto per gli alberghi, che sono riusciti a lavorare perlomeno con i cantanti, il loro staff e tutti gli operatori della Rai, ma soprattutto i ristoranti.
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Il Festival di Sanremo, questa volta, ha vissuto soprattutto sul catering. Andirivieni di furgoni tra il teatro, i camerini e gli hotel per sostentare tutto lo staff impegnato nella produzione della rassegna, diverse centinaia di persone. Qualcosa di completamente diverso rispetto a quello che ci si aspettava. Fuori dall’Ariston, inevitabilmente, nella giornata di sabato è scoppiata la protesta. Nel tardo pomeriggio alcune centinaia di ristoratori, non solo proprietari chef ma anche i camerieri, si sono avvicinati al teatro con cori e fumogeni urlando tutto il loro dissenso.
“Non fateci morire di fame” diceva uno degli striscioni dei manifestanti che hanno chiesto un incontro con alcuni rappresentanti del Festival per chiedere che il loro messaggio venisse letto dal palco del teatro da parte di Amadeus.
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In realtà il messaggio dei ristoratori non è passato in diretta televisiva anche se la loro protesta ha avuto risalto in numerosi notiziari nazionali. Ma tutto il Festival è stato un continuo riferimento ai lavoratori in crisi. Non soltanto quelli del mondo della ristorazione e del turismo. Ma anche quelli del settore dello spettacolo che sono letteralmente alla fame da ormai oltre un anno.
Contemporaneamente alla protesta dei ristoratori anche gli operatori del casinò hanno manifestato il loro dissenso nei confronti delle restrizioni Covid chiedendo di poter riaprire, gradualmente e con procedure di assoluta sicurezza, le sale da gioco.
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