Dopo la Brexit si fanno tesi i rapporti tra Unione Europea e Regno Unito a causa dei nuovi provvedimenti che rallentano anche la campagna vaccinale anti Covid
La decisione piuttosto autorevole del presidente del consiglio Draghi di bloccare 250mila dosi di vaccino destinate all’Australia, ha suscitato proteste ufficiali. In particolare dal premier britannico Boris Johnson.
Covid, vaccini contesi
I rapporti tra Unione Europea e Regno Unito sono abbastanza rigidi dopo la Brexit, all’insegna di una collaborazione formale più presunta che reale. Le dosi che erano destinate dall’altra parte del mondo erano state prodotte dallo stabilimento Astrazeneca di Anagni, in provincia di Roma.
La decisione di Draghi è motivata dalla necessità per l’Italia di avere quante più dose a disposizioni in Italia. Johnson non l’ha presa bene: “Si fa un gran parlare di cooperazione internazionale, porre in atto restrizioni di questo tipo mette a rischio una battaglia che è globale e coinvolge tutti”.
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I ritardi di Astrazeneca
In realtà la decisione di Draghi ha una motivazione ben precisa. L’Italia è a credito di diverse dosi che Astrazeneca non ha ancora consegnato. Di qui la decisione ‘forte’ del governo Draghi di confiscare le dosi di vaccino in partenza. Della vicenda ha parlato anche il ministro degli esteri Luigi Di Maio: “Le case farmaceutiche sono in ritardo con le forniture assicurate all’Ue. I ritardi sono inaccettabili. Il blocco dei vaccini non è un atto ostile verso l’Australia. Per questo d’accordo con le istituzioni europee abbiamo deciso il blocco”.
Una decisione dunque non unilaterale che riguarda solo l’Italia ma che coinvolge tutta l’UE della quale il Regno Unito non fa più parte dopo il completamento della Brexit.