Vaccini, somministrate 5 milioni di dosi. Speranza esulta, ma il fallimento è evidente

Ad oggi, ad oltre due mesi dopo l’inizio della campagna vaccinale, solo il 2,58% della popolazione è completamente vaccinata. Numeri che quantificano l’evidenza di un fallimento assoluto.

“Oggi superiamo 5 milioni di dosi di vaccino Covid somministrate in Italia“. Esulta così, via Twitter, il Ministro della Salute Roberto Speranza. Ad oggi, oltre due mesi dopo l’inizio della campagna vaccinale, sono 1.540.475 le persone vaccinate, con due dosi, nel nostro Paese. Un numero che porta la percentuale ad un leggero 2,58% della popolazione. Numeri leggermente più alti se consideriamo le persone che hanno ricevuto la prima dose di vaccino. Sono 3.404.144, il 5,71% della popolazione. Numeri bassissimi e neanche lontanamente paragonabili alle percentuali raggiunte dagli altri Paesi. Se da una parte Mario Draghi prepara il nuovo Dpcm con le misure per limitare la diffusione del Covid e delle sue varianti, è chiaro a tutti che non c’è più tempo da perdere ed è evidente che qualcosa, nella pianificazione, non ha funzionato.

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Quella dei vaccini è una sfida che sta perdendo l’Italia e anche l’Europa. Nonostante gli sforzi e le premesse, l’Unione Europea è visibilmente indietro rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito. Gli Usa, con Joe Biden alla guida, superavano già qualche giorno fa le 50 milioni di dosi di vaccini anti Covid. E non è un caso se, per la prima volta in 100 giorni, gli Stati Uniti hanno registrato meno di 100mila nuovi casi di coronavirus. Anche la Gran Bretagna vola sulle vaccinazioni, avendo già vaccinato oltre 15 milioni di persone. Numeri che l’Italia non vede e non vedrà in tempi brevi. Di questo passo, l’immunità di gregge è un obiettivo molto più che lontano mentre lo spettro di un nuovo lockdown nel nostro Paese si fa sempre più insistente.

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Il presidente del Consiglio sembra aver lanciato un primo segnale di discontinuità cambiando i vertici. Via Domenico Arcuri, il commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus. Ma basterà? Sul piano vaccinale occorre una accelerazione decisiva per far uscire il Paese dalla crisi e l’evidenza del fallimento è ormai chiara a tutti. Dai ritardi, all’inchiesta sulle mascherine, al fallimento del piano vaccinale: tutti gli occhi erano puntati sul commissario in attesa che abbandonasse i giochi. Le richieste erano partite dalla nuova maggioranza, Matteo Salvini in primis; e così si era iniziato a vociferare su un licenziamento e di un cambio proprio di Arcuri, cosa avvenuta di fatto soltanto qualche giorno fa.

Mario Draghi, infatti, non aveva detto una parola sull’operato di Arcuri, fino a quando ha colpito cogliendo tutti di sorpresa. Un segnale di cambiamento era arrivato con il coinvolgimento nell’emergenza di Franco Gabrielli e il ritorno alla guida della Protezione civile di Fabrizio Curcio. Due nomi che, in effetti, facevano pensare ad un cambio di vertici. A primo impatto, in effetti, il Governo Draghi sembra seguire la scia del cambiamento. Qualcosa è cambiato nelle modalità dei Dpcm e fino ad adesso il Premier sembra agire sulla scia della collaborazione e del confronto tra le parti. A ben guardare, però, è chiaro che siamo ancora nell’ottica del commissariamento e dell’emergenza, condizioni determinate dall’andamento dell’epidemia. Il Presidente del Consiglio, però, qualche segnale di discontinuità sembra darlo. E si attende ora il momento in cui Mario Draghi parlerà agli italiani. Probabilmente, dopo il varo del Dpcm che sarà in vigore dal 6 marzo.

 

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