Scuole chiuse: il governo ci ripensa e lascia l’autorità ai governatori

Un punto su cui sia il precedente esecutivo che questo nuovo governo sembrava irremovibile. La scuola doveva restare aperta. Ma i dati hanno dimostrato una forte incidenza dell’aumento dei contagi nelle scuole.

Nonostante il governo Draghi, come quello Conte sembrava essere deciso a non chiudere le scuole, i dati scientifici hanno costretto ad una chiusura. Dopo le ampie richieste delle Regioni, alcune delle quali aveva già preso la decisione di chiuderle autonomamente, Draghi ha deciso di ripensarci sulle scuole. In tutte le zone rosse, infatti, il nuovo Dpcm impone di chiudere tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Inoltre, altro punto di discontinuità con il governo Conte, il premier Draghi non solo ha ascoltato in tavoli di confronti prima della firma del decreto tutte le Regioni, ma ha conferito loro l’autorità di chiudere le scuole secondo dei criteri nelle zone arancioni e gialle.

Nelle zone arancioni e gialle le scuole restano aperte, però, nel caso aumentino i contagi saranno chiuse. La decisione spetta ai governatori di Regioni. Ma anche i sindaci e gli amministratori locali possono decidere se prendere provvedimenti ristrettivi riguardo le scuole se la situazione epidemiologica peggiora. Dunque, scuole chiuse non solo in zona rossa ma i governatori possono prendere la stessa misura qualora lo ritengano opportuno. I governatori, infatti, possono disporre la chiusura delle scuole nelle aree regionali o provinciali dove l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi sia superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti.

Il fattore non è l’unico parametro per permettere ai governatori di chiudere le scuole ma possono valutare la chiusura degli istituti anche in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico. Ovviamente nel caso in cui i dati peggiorino in modo esponenziale, la Regione passerebbe in zona rossa e le scuole verrebbero automaticamente chiuse.

Scuole: la parola ai governatori

Fino a quel momento, si proseguirà con la didattica in presenza per le scuole d’infanzia, elementari e medie. Per quanto riguarda le superiori invece, è prevista la didattica in presenza da un minimo del 50% ad un massimo del 75% con il restante in DAD. 

LEGGI ANCHE: Zingaretti e l’ostinata alleanza con il M5S: l’autogol del Pd

Con una maggiore libertà di decisione da parte dei governatori potrà anche essere più monitorata da vicino la situazione epidemiologica a livello locale, provinciale e regionale. Alcune regioni hanno già preso provvedimenti di misure restrittive per la scuola. Ieri il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia hanno disposto le nuove norme. Da lunedì in Piemonte sarà prevista la DAD al 100% per tutte le scuole superiori e anche per seconde e terze medie. La disposizione sarà in vigore almeno per 15 giorni. Mentre il Friuli ha previsto da lunedì la didattica a distanza per tutte le scuole medie.

LEGGI ANCHE: Un generale dell’esercito commissario al Covid? Non è una buona idea

Queste disposizioni potranno essere prese da qualsiasi governatore in completa autonomia secondo il nuovo Dpcm. Quasi metà del Paese si trova in zona rossa inoltre al momento sono 24 le province con un maggior tasso di contagi dove i governatori e gli amministratori potrebbero disporre la chiusura delle scuole. A questa terza ondata ci si preoccupa maggiormente per le scuole poichè la nuova variante inglese colpisce anche e soprattutto i giovani. Come ricordato dal presidente del consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, le varianti hanno una incidenza maggiore sui più giovani, in particolare tra i 7 e i 19 anni. Per questo motivo, sotto osservazione sono tutti gli istituti scolastici per evitare una diffusione maggiore e cercare di frenare il contagio.

Gestione cookie