Dopo le incredibili esibizioni dello scorso anno, Achille Lauro torna sul palco dell’Ariston per portare avanti il suo discorso sull’arte, l’interiorità e la liberazione.
Artista poliedrico e visionario, anche quest’anno Achille Lauro è il vero protagonista del Festival di Sanremo. Già lo scorso anno avevamo avuto un assaggio della sua arte con “Me ne frego”, ma questa volta le esibizioni del cantante si fanno ancora più complesse e performanti. A tal punto che hanno sconvolto i credenti più fervidi, o almeno questo è quello che pensa don Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana.
Durante la prima serata del Festival di Sanremo 2021, Achille Lauro si è presentato con i capelli tinti di blu, un abito scintillante e piume rose. Ma non è stato questo a sconvolgere i fedeli di Cristo, quanto le lacrime di sangue che gli hanno rigato il volto lasciando chiare tracce rosse. Questa “trovata scenica” è stata bocciata da don Antonio Rizzolo, direttore di Famiglia Cristiana, che non ci ha pensato due volte a definirla “una scelta eccessiva, per certi versi scioccante, che l’artista si poteva tranquillamente risparmiare e che potrebbe anche essere interpretata in maniera negativa, al di là di possibili riferimenti cercati e voluti, come una offesa ai credenti cristiani, per la possibile allusione alla statue della Madonna e a immagini sacre legate alle lacrimazioni: l’effetto potrebbe richiamarle, sfiorando il blasfemo”.
Per don Antonio Rizzolo non ci sono dubbi su questo punto. Le lacrime di sangue, unite all’applicazione al centro dell’asta del microfono di Achille Lauro che ricorda il Sacro Cuore di Gesù, è “un’immagine inadeguata al contesto, oltre che ritenuta offensiva per una parte dei credenti in quel momento posti davanti alla tv”. L’effetto finale è, a detta del direttore di Famiglia Cristiana, “blasfemo e certamente fuori luogo”. Quasi certamente, un tale giudizio non tiene conto di quello che lo stesso Achille Lauro ha scritto sui social in merito alla sua performance:
“Sono il Glam rock. Sono un volto coperto dal trucco. La lacrima che lo rovina. Il velo di mistero sulla vita. Sono la solitudine nascosta in un costume da palcoscenico. […] Esistere è essere. Essere è diritto di ognuno. Dio benedica chi è.”
Quello dell’artista è un chiaro invito alla libertà di espressione, all’essere la forma più pura di se stessi senza reticenze.
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Lo stesso Achille Lauro ha parlato di libertà con Vanity Fair, dichiarando “Assumo sembianze femminili perché la donna è l’estremo simbolo di libertà”. È questa stessa rivista che gli dedica la copertina del 3 marzo, in cui appare nelle sembianze di un’icona religiosa. Una scelta a cui l’artista ha dato una chiara spiegazione che forse avrebbe anche dato una risposta a don Antonio Rizzolo, se solo l’avesse letta:
“Per questa copertina, so che mi accuseranno di blasfemia, ma i santi e le Madonne sono immagini che fanno parte della mia storia, della mia gallery esistenziale. Anche grazie a loro, ho imparato a generare me stesso, senza aiuti, trattando la creatività come uno Spirito Santo.”
Che dire, speriamo che con queste parole anche i cristiani più fervidi riescano ad apprezzare l’arte portata sul palco dalla persona e dal personaggio che porta il nome di Achille Lauro.
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