In zona arancione, e almeno fino al prossimo Dpcm, la scelta sull’apertura delle scuole spetta ai governatori. Eppure, uno dei punti deboli della strategia anti Covid proseguita in questi lunghi mesi di pandemia, è stata proprio la confusione di ruoli tra Stato e Regioni.
Si attende il nuovo Dpcm, il primo a firma di Mario Draghi, che durerà dal 6 marzo al 6 aprile. Tanti i nodi da sciogliere, come l’apertura dei ristoranti la sera nelle zone gialle e la riapertura di cinema e teatri, prevista con ogni probabilità il 27 marzo. Un altro nodo da sciogliere resta quello delle scuole. In zona arancione, attualmente la scelta spetta ai governatori e del resto in Campania Vincenzo De Luca ha già agito per conto suo, chiudendo gli istituti scolastici dopo neanche un mese dalla loro riapertura. Eppure, uno dei punti deboli della strategia anti Covid proseguita in questi lunghi mesi di pandemia, è stata proprio la confusione di ruoli tra Stato e Regioni.
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Durante questi lunghi mesi di pandemia, infatti, grande confusione è derivata proprio da una linea ufficiale, quella di Palazzo Chigi; e una linea spesso opposta seguita dai Governatori delle regioni che più di una volta si sono opposti a quanto stabilito dall’ “alto”, agendo per contro proprio e avendo facoltà di farlo. E’ quanto fatto, ad esempio, in Campania. Le scuole, per scelta di De Luca, restano chiuse almeno fino a metà marzo. A stabilirlo, l’ordinanza regionale numero 6 del 27 febbraio a cui ha fatto seguito una domanda di sospensiva proposta dai movimenti no-Dad. Il Tar, però, ha respinto i ricorsi: la situazione in Campania è peggiorata e le varianti mettono in allarme. Ne consegue che l’ordinanza del Presidente della Giunta Regionale è “legittimamente improntata al principio di cautela nel bilanciamento di due interessi (salute e istruzione) di rango costituzionale”, secondo il Tar.
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Tra l’altro, proprio sulla scuola, Mario Draghi ha seguito la linea dura, seguendo le indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Il prossimo Dpcm dovrebbe prevedere il ritorno alla didattica a distanza nelle aree rosse e anche in quelle gialle o arancioni ma con un alto contagio. Proprio i governatori hanno obiettato sui parametri indicati dal Cts. Ad esempio, il presidente del Veneto Luca Zaia avrebbe contestato il parametro dei casi per abitante, che penalizza le regioni che fanno più tamponi. Il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, invece, avrebbe evidenziato la necessità di prevedere un bonus per le famiglie che lavorano e avranno i bambini a casa. Sta di fatto che, durante il vertice, è emersa la preoccupazione per l’alta contagiosità delle varianti Covid e alla fine, questo trapela, ha prevalso la linea dura sulle scuole.