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Politica

Governo Draghi, nuovo Dpcm: cosa c’è di nuovo, cosa di identico

In arrivo il prossimo Dpcm, il primo a firma Draghi, in vigore dal 6 marzo fino al 6 aprile, compreso Pasqua.

Un Governo di discontinuità dal precedente pur proseguendo sulla scia dei provvedimenti presi dall’ex Premier Giuseppe Conte. Lo aveva detto Mario Draghi salendo al Senato prima e alla Camera poi, prima di ricevere i voti. Eppure, per ora tutto sembra uguale. Il nuovo dpcm, il primo a firma di Mario Draghi, sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile e confermerà quasi tutte le misure restrittive del precedente, come il coprifuoco e il sistema a colori. E’ in corso, a Palazzo Chigi, proprio in queste ore la riunione della cabina di regia del presidente del Consiglio con i ministri e gli esperti in vista del varo del nuovo Dpcm , atteso in giornata. Alla riunione hanno preso parte i ministri Roberto Speranza, Maria Stella Gelmini, Daniele Franco, Patrizio Bianchi, Giancarlo Giorgetti, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, Elena Bonetti. Sono presenti il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.

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La linea di Mario Draghi rimane la stessa di Giuseppe Conte: interventi mirati e specifici, che vadano a risolvere un singolo problema in una singola zona, senza estendere le limitazioni. Resteranno chiuse anche palestre, impianti sportivi, oratori, istituti culturali, nonostante le pressioni di diversi esponenti – anche alla maggioranza – che avevano sperato in un cambio di rotta al riguardo. Matteo Salvini, così come il Ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, spingevano per una riapertura della ristorazione, la sera e nelle aree gialle e pensavano di introdurre una maggiore flessibilità per alcune categorie, laddove i rischi sono minori. La strategia, insomma, appare chiara: aprire dove è possibile per dare fiato a quei settori che da tempo vivono di limitazioni e di restrizioni.

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Stessa strategia?

Il Premier Draghi, per molti versi, sta agendo esattamente come Giuseppe Conte. E allora, si chiedono gli affezionati, che bisogno c’era di mandarlo via? Di certo, su qualcosa Mario Draghi si sta muovendo. Priorità ai vaccini, ma anche il dialogo sembra vivere all’interno dell’Esecutivo. Per ora, la maggioranza tiene e i Ministri sembrano avere più voce in capitolo di prima. Qualche discontinuità si nota anche nel metodo e nell’approccio. Mario Draghi sembra voler coinvolgere maggiormente le Regioni e voler informare sempre e anticipatamente, prima di qualsiasi decisione, il Parlamento, accogliendo qualsiasi suggerimento dalle camere. Un approccio più aperto e più collaborativo, di maggiore confronto.

Ancora restrizioni

Intanto Maria Stella Gelmini ha già annunciato ai governatori che le misure del prossimo Dpcm saranno ancora restrittive senza nessuna possibilità di apertura. Al momento, non c’è alternativa al parametro vigente del sistema a zona, come richiesto invece dalle Regioni. Quanto all’aspetto tecnico, i Dpcm arrivano sempre dopo un confronto con le Regioni e i cambiamenti andranno in vigore sempre dal lunedì, e non dalla domenica, per programmare le attività economiche. Per quanto riguarda la chiusura delle scuole, l’opzione non rientrerà nel nuovo Dpcm anche se alcuni dei governatori, come De Luca in Campania, hanno agito già autonomamente, preoccupati dalle nuove varianti in circolo. Sulla questione scuole, Governo e Regioni si dividono. Alcune regioni hanno chiesto al Cts di valutare l’impatto che ha la scuola sulla situazione epidemiologica, soprattutto Veneto, Campania, Puglia e Friuli. Ma per il governo la chiusura degli istituti scolastici non è per ora in considerazione.

Cinema e teatri

Sembra sia stata accolta la richiesta del Ministro della Cultura Dario Franceschini di riaprire cinema e teatri dal 27 di marzo in zona gialla. Quindi, a partire dal 27 marzo, verranno consentiti gli spettacoli in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto, previa prenotazione del posto e mantenimento delle distanze di un almeno un metro tra gli spettatori. Una condizione indispensabile per la riapertura è che siano approvati nuovi protocolli o linee guida, idonei a prevenire il contagio nei luoghi coinvolti. Cioè, sarà compito del Comitato tecnico scientifico valutare il numero massimo di spettatori per spettacoli all’aperto e di spettatori per spettacoli in luoghi chiusi.

Quanto ai numeri, il ministero aveva chiesto di aprire a un numero di persone che occupassero non più di un terzo dei posti fino a un massimo di 500 spettatori al chiuso e 1.500 all’aperto. Il Cts ha però ridotto i numeri, indicando come possibile occupare il 25% dei posti e fissando il limite di capienza a 200 posti nei teatri e cinema chiusi e 400 all’aperto. Sempre dal 27 marzo, aperti in zona gialla i musei e i luoghi della cultura anche il sabato e i giorni festivi, previa prenotazione dell’ingresso. Inoltre, il Ministro ha chiarito che la possibilità di riaprire dal 27 marzo non pregiudica i ristori. Anche quest’anno sarà erogato il fondo unico per lo spettacolo, indipendentemente dalle alzate di sipario e si continuerà “a dare i ristori e a sostenere il settore anche con le aperture limitate”.

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