Segnali di discontinuità arrivano dal Governo Draghi, dopo la sostituzione del commissario Arcuri con il generale figliuolo. Il Premier sembra seguire la scia del cambiamento, ma in realtà siamo ancora immersi nella strategia del commissariamento.
Fine dei giochi per Domenico Arcuri. Il Premier Mario Draghi ha sancito la fine dell’esperienza del Commissario per l’emergenza Coronavirus designato a suo tempo da Giuseppe Conte. Al suo posto, arriva il generale Francesco Paolo Figliuolo e, secondo quanto svelato da Repubblica, il tutto sarebbe avvenuto in maniera tutt’altro che pacifica. Arcuri sarebbe stato convocato ieri a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli che gli avrebbe anticipato il licenziamento. Fatto poi confermato da Mario Draghi che avrebbe chiesto – riferisce il giornale – di ricevere la lettera di dimissioni.
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E infatti, Domenico Arcuri è stato nominato tramite un decreto e può essere sostituito o con un provvedimento analogo oppure con un passo indietro dell’ interessato. Ma forse non c’era da fare altrimenti. L’esito della faccenda aveva iniziato ad essere scontata già da un po’, dopo i continui flop sulla gestione dell’emergenza. Dai ritardi, all’inchiesta sulle mascherine, al fallimento del piano vaccinale: tutti gli occhi erano puntati sul commissario in attesa che abbandonasse i giochi. Le richieste erano partite dalla nuova maggioranza, Matteo Salvini in primis; e così si era iniziato a vociferare su un licenziamento e di un cambio proprio di Arcuri, cosa avvenuta di fatto soltanto ieri. E inaspettatamente.
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Mario Draghi, infatti, non aveva detto una parola sull’operato di Arcuri, fino a quando ha colpito cogliendo tutti di sorpresa. Un segnale di cambiamento era arrivato con il coinvolgimento nell’emergenza di Franco Gabrielli e il ritorno alla guida della Protezione civile di Fabrizio Curcio. Due nomi che, in effetti, facevano pensare ad un cambio di vertici. A primo impatto, in effetti, il Governo Draghi sembra seguire la scia del cambiamento. Qualcosa è cambiato nelle modalità dei Dpcm e fino ad adesso il Premier sembra agire sulla scia della collaborazione e del confronto tra le parti. A ben guardare, però, è chiaro che siamo ancora nell’ottica del commissariamento e dell’emergenza, condizioni determinate dall’andamento dell’epidemia. Il Presidente del Consiglio, però, qualche segnale di discontinuità sembra darlo. E si attende ora il momento in cui Mario Draghi parlerà agli italiani. Probabilmente, dopo il varo del Dpcm che sarà in vigore dal 6 marzo.
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