Glenn Fogel, ceo di Booking, spiega come sarà l’estate 2021 e come cambierà viaggiare dopo l’emergenza Covid
Glenn Fogel, ceo di Booking, in un colloquio col Sole 24Ore spiega come si prospetta l’estate 2021 e come cambierà viaggiare dopo il Coronavirus. Tra le possibili soluzioni in vista dell’estate, test rapidi prima dell’imbarco potrebbero rappresentare un’idea per ridurre i rischi, stessa cosa all’ingresso in hotel.
Poi vaccini, e poi potrebbero arrivare pure i passaporti sanitari. «Prima della pandemia chi voleva viaggiare in alcuni Paesi doveva dimostrare di essersi vaccinato contro determinate malattie: è un meccanismo che possiamo riproporre oggi, in grande, con l’aiuto del digitale», spiega.
«La distribuzione in molti Paesi di vaccini efficaci rappresenta un elemento di speranza per l’estate, ma non pensiamo che tutto riparta all’improvviso come premendo il tasto di accensione di una lampadina. Ci vorrà tempo: si inizierà in alcune aree del mondo e poi, progressivamente, in altre».
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Fogel spiega che «in questo momento il turismo è in ginocchio ma non dobbiamo dimenticarci che rappresenta un pilastro fondamentale dell’economia globale. E piattaforme come la nostra sono le più efficaci per raggiungere i consumatori, in particolare per hotel che stanno combattendo per sopravvivere». Il ceo di Booking spiega che secondo una stima fatta da Oxford Economics, piattaforme come Booking hanno dato un contributo al settore con 19 milioni di pernottamento in più nel 2019 e producendo un giro di affari che si aggira sugli 8 miliardi di euro, indotto incluso.
«Attenzione però: ora più che mai è importante non creare distorsioni nel mercato dei marketplace di viaggio», avvisa Fogel, riferendosi al “Digital Markets Act” (Dma), un pacchetto di regole che Bruxelles sta disegnando col “Digital Services Act” per regolamentare la concorrenza tra piccole e grandi imprese, proteggendo i consumatori.
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Tale Dma introdurrà norme restrittive in ambito europeo per social network, motori di ricerca e marketplace, cosiddetto gatekeeper. Tra questi, potrebbe finire anche lo stesso Booking.
«Ma noi non siamo un “gatekeeper” : in Europa pesiamo per appena il 13% del fatturato degli hotel, mentre per esempio Google in molti Paesi possiede oltre l’80% del mercato. Non è possibile metterci sullo stesso piano. Poi teniamo presente che per le prenotazioni alberghiere i turisti non devono per forza passare dalla nostra piattaforma, perché hanno almeno una dozzina di altre opzioni: prenotare direttamente al telefono, farlo attraverso i siti degli hotel, utilizzare Google oppure per esempio Skyscanner, che è di proprietà cinese. In tutto questo considerarci “gatekeeper” sarebbe assurdo».
Poi aggiunge: «Se Booking dovesse essere bollato quale “gatekeeper” saremmo duramente colpiti proprio nel nostro mercato chiave, l’Europa, mentre le nuove regole Ue farebbero il solletico ai nostri grandi e ricchi competitor globali, che controllano altri mercati decisamente deregolamentati».