L’uomo era alla guida ubriaco e in un incidente uccise Barbara, seduta al lato passeggero. Pochi giorni fa è stato arrestato per aver commesso un nuovo omicidio.
Evandro Galhardo Gonsalves è il 42enne che nel dicembre del 2017 uccise Barbara Durastante, 42 anni, in un incidente avvenuto a Belluno. Nonostante la legge lo permettesse, il 42enne non venne arrestato per omicidio stradale, ma anche il passaporto non gli fu tolto. Ad Evandro Galhardo Gonsalves è stata dunque data la possibilità di circolare liberamente e di tornare in Brasile. Nel frattempo, però, è arrivata la condanna per omicidio stradale, ma da quel momento in poi è latitante. Oggi si torna a parlare nuovamente di Evandro perché, pochi giorni fa, è stato arrestato in Brasile, L’accusa è quella di omicidio a scopo di rapina. La vittima è un uomo di 80 anni, Oscarlino Bento de Souza, un ex conduttore radiofonico molto conosciuto.
L’omicidio in Brasile
A far scattare le indagini, in Brasile, la ricettazione di alcuni oggetti che erano spariti dalla casa di Oscarlino Bento de Souza. Indagini che hanno condotto la Polizia ad un sospettato. Il 42enne, dopo essere stato arrestato, ha confessato di essere lui l’assassino aggiungendo che non pensava di essere sorpreso. Evandro Galhardo Gonsalves ha raccontato che dopo essere stato riconosciuto dall’ex conduttore radiofonico conosciuto come “Tuono” , ha deciso di ucciderlo accoltellandolo.
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La reazione della famiglia di Barbara
La notizia dell’arresto di Evandro Galhardo Gonsalves è arrivata anche alla famiglia di Barbara. Sua sorella, Roberta commenta così la notizia: «Siamo stati travolti da un vortice di emozioni. Da un lato il sollievo di saperlo finalmente assicurato alla giustizia, dall’altra l’enorme amarezza perché un’altra vita umana è stata spezzata dalle mani di questo uomo». «Continuiamo a chiederci se tutto questo si sarebbe potuto evitare. – aggiunge – Senza polemica alcuna, ma affinché le cose cambino e, in casi simili, chi si macchia di determinati reati non possa più fuggire tanto semplicemente come è stato possibile fare a lui».
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Il ricordo va inevitabilmente a quei giorni e alle richieste avanzate dopo l’incidente per avere giustizia. «Avevamo chiesto sin dal giorno dell’incidente il ritiro del passaporto. All’inizio era stato confermato, poi una settimana più tardi abbiamo scoperto che non c’era stato il provvedimento e così è stato molto facile per lui poter fuggire. Se non fosse scappato, oggi questo povero signore sarebbe ancora vivo. E questo è un fatto che deve far riflettere molti» conclude.