Bloccata in quarantena, costretta a dire addio alla sorella in fin di vita per telefono

La tragica storia di Billie che ha dovuto dire addio per telefono a sua sorella ricoverata per insufficienza renale e morta poco ore dopo.

«Mi sono sentita come un terrorista tenuto in una cella». Sono queste le parole di Billie Gray, 27 anni, che ha dovuto salutare sua sorella morente per telefono. Billie lavorava da agosto in Svezie e pensava che sarebbe bastato isolarsi nella casa della madre, in Scozia, una volta tornata a casa. Nell’aeroporto di Edimburgo, però, gli agenti le hanno detto che non le avrebbero permesso di attraversare la frontiera se avesse prima fatto un periodo di quarantena in un hotel vicino. Billie, però, doveva prima parlare per l’ultima volta con sua sorella che, nel giro di poche ore, sarebbe morta.

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«Mia sorella è morta in ospedale per insufficienza renale. – racconta Billie – Era attaccata ad un ventilatore e ho dovuto salutarla sullo schermo di un telefono. Ho cercato di tornare a casa e tutto ciò che ho trovato online diceva che se avessi comprato due test Covid e avessi ottenuto risultati negativi, avrei potuto isolarmi a casa con mia madre». «Non appena sono atterrata all’aeroporto di Edimburgo, hanno permesso a tutti di attraversare il confine, non a me» denuncia la 27enne. «Ho cercato di spiegare che avevo speso ogni centesimo dei miei risparmi viaggiando a Stoccolma per ottenere un test per andare in Scozia. Poi sono stata consegnata a un altro uomo che mi ha fatto telefonare al governo e accettare di pagare per l’hotel, che non posso permettermi, a rate». Sì, perché a fine alloggio, dovrà pagare 1.750 sterline. E continua: «Mi è stato detto che se me ne vado verrò arrestata». Il pensiero di Billie è poi per sua madre: «Mia mamma ha 63 anni e ora ha perso tre figli. È depressa e da sola a casa sua senza nessuno che la supporti. Questa è solo tortura emotiva».

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L’intervento del Governo

Un portavoce del Governo scozzese ha commentato così la vicenda: «Siamo solidali con la signora Gray e comprendiamo quanto siano difficili queste misure per gli individui e le loro famiglie. Però, per gestire il rischio di importare nuove varianti, questi limiti sui viaggi internazionali sono necessari».

 

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