Un altro mese di chiusure. Anche a Pasqua. Scontro Lega-Pd, chi ha ragione?

Il governo è a lavoro per emanare i prossimi provvedimenti relativi all’emergenza Covid. Mentre la ministra Mariastella Gelmini annuncia un cambio passo sulla tempestività delle comunicazioni, la linea del governo Draghi sembra riconfermare una serie di divieti soprattutto in vista delle festività pasquali. Intanto Salvini lancia segnali di scontento e Zingaretti lo richiama alla collaborazione. 

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Il governo Draghi sta lavorando alla delineazione dei prossimi provvedimenti relativi all’emergenza Covid, anche in vista delle festività di Pasqua. Per quanto riguarda il merito della regolamentazione, la linea sembra la stessa del governo precedente. L’ipotesi è di dispiegare un mese di divieti per evitare assembramenti pasquali e, dunque, una nuova impennata di contagi (che già incalzano a causa delle varianti). La nuova strategia sarà resa chiara al momento della firma del nuovo Dpcm, che resterà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile. Le regole saranno annunciate lunedì prossimo. Per quanto riguarda le ordinanze sul cambio di zona di rischio: anche loro saranno operative da lunedì in modo da garantire a cittadini e titolari di attività di organizzarsi nella maniera adeguata. Intanto, però, emergono almeno le linee generali che potrebbero guidare il prossimo Dpcm: l’idea, al momento, è di cercare di limitare la diffusione delle varianti attraverso la creazione di zone rosse mirate o di zone “arancione scuro”. Già riconfermato fino al 27 marzo, inoltre, il divieto di spostamento anche tra regioni in fascia gialla.

Ipotesi sulle chiusure

Con il nuovo Dpcm invece è molto probabile che saranno riconfermati coprifuoco, obbligo di mascherine e distanziamento. Per quanto riguarda gli spostamenti nelle seconde case, il governo starebbe ipotizzando un divieto per gli spostamenti in zona arancione scuro o rossa. Questo perché dovrebbe restare in vigore, ovviamente, il sistema della divisione in zone di rischio. Si riflette, piuttosto, su un cambio di parametri di individuazione delle zone, sul quale Draghi vorrebbe aprire un tavolo di confronto con Cts, ministero della Salute e Regioni. Nel frattempo, però, sul fronte chiusure la linea sembra restare la stessa: i ristoranti non resteranno aperti dopo le 18, come richiesto da Matteo Salvini e Stefano Bonaccini. Intanto il Cts avrebbe confermato: è necessario, almeno per il momento, riconfermare le chiusure di palestre e piscine. Per quanto riguarda musei, cinema e teatri è invece necessario ricevere il parere del Cts e del resto del governo: il ministro della Cultura Dario Franceschini continua a chiedere una riapertura, ma la questione resta in sospeso.

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Uno sguardo alle riaperture

Intanto la neoministra Mariastella Gelmini ha fatto sapere: “Stiamo lavorando per una graduale riapertura dei luoghi di cultura. Il ministro Franceschini ha avviato un confronto con il Cts per far in modo che, superato il mese di marzo, si possano immaginare riaperture con misure di sicurezza adeguate. È un percorso, non è un risultato ancora acquisito. Ma è un segnale che va nella giusta direzione“. Insomma, la direzione del governo sembra esser quella di fare di tutto per riaprire gradualmente al più presto: “Un segnale che speriamo possa presto coinvolgere anche altre attività economiche. Non dobbiamo correre il rischio di dare un messaggio sbagliato ai cittadini, bisogna assolutamente scongiurare la terza ondata. Ma lavoriamo, con fiducia, per un graduale, responsabile e attento ritorno alla normalità“. Per quanto riguarda le scuole, invece, stando a quanto riportato dall’Ansa quasi tutte le Regioni avrebbero optato per una loro chiusura. Tuttavia, i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini avrebbero sottolineato: “E’ difficile parlare di chiusure delle scuole da una parte e di riaperture di attività commerciali dall’altra“. Il ministro Speranza invece avrebbe fatto sapere: “Sulle chiusure si valuterà giorno per giorno la situazione epidemiologica“.

Zingaretti – Salvini: le tante voci della maggioranza

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

L’intera questione però sembra alimentare già qualche tensione interna alla maggioranza. Nella giornata di ieri il ministro della Salute Roberto Speranza avrebbe ribadito in Aula: non ci sono gli estremi per andare verso un allentamento delle restrizioni. Si prospetta una Pasqua probabilmente blindata, quindi, che lascia l’amaro in bocca a quanti invece andavano chiedendo a gran voce un cambio passo sulle restrizioni e un inizio delle riaperture. Tra questi, ovviamente, il leader della Lega Matteo Salvini, che ha attaccato: “Mi rifiuto di pensare ad altre settimane e altri mesi, addirittura di chiusura e di paura. Se ci sono situazioni locali a rischio, si intervenga a livello locale. Però parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani“. Poi ancora: “La parola al buon senso. I sindaci di tutta Italia e di tutti i colori politici chiedono di riavviare alcune attività economiche, sociali, imprenditoriali che non comportano alcun rischio“.

Non è d’accordo il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che su Facebook difende la linea di Speranza: “Vedo che, sulla pandemia Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia. Prima sono state le mascherine, che erano inutili, ora, cavalcando la stanchezza di tutti, si attaccano le regole per la Pasqua. Quello che è irrispettoso per gli italiani e gli imprenditori è mettere a rischio le loro vite e prolungare all’infinito la pandemia e quindi la possibilità di avere la ripresa economica. Buon senso e coerenza è avere una linea indicata dal Governo e rispettarla. Così si sta in una maggioranza e si danno certezze alle persone. I problemi si risolvono, non si cavalcano“. Insomma, le parole di Zingaretti non lasciano adito a dubbi: i problemi dell’Italia si risolvono con perseveranza e buon senso. E il buon senso, secondo Zingaretti, è dare la precedenza alla salute: solo questa è la chiave per una vera ripresa economica.

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Che fare?

Zingaretti ha ragione, ma ormai a un anno della pandemia abbiamo capito che le chiusure servono a ridurre i morti, di certo non a sconfiggere definitivamente la pandemia e quindi di certo non a garantire una ripresa delle attività. Per quello è necessario attendere i vaccini, che si stanno facendo aspettare oltre misura. Insomma, sembra insensato ormai paventare un prolungamento delle chiusure in virtù di una prossima definitiva apertura. La promessa è stata fatta nel primo lockdown ed è stata ripetuta durante le vacanze natalizie. Risultato? Ormai sappiamo che le riaperture potranno proseguire a spizzichi e bocconi fino al raggiungimento dell’immunità di gregge grazie al vaccino. Insomma, forse Zingaretti individua bene le priorità (prima la salute, poi le attività, che sono strettamente legate alla salute), ma non parla chiaramente.

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Dall’altro lato, però, è evidente che aprire in un momento di rialzo del tasso di positività potrebbe essere deleterio. La proposta di Salvini, insomma, è una proposta che gioca con il fuoco, che confida nella nostra capacità di gestire le varianti. Avrebbe senso attuare dei lockdown mirati nelle zone più colpite, ma possiamo dire con certezza che le varianti Covid non si siano già diffuse in tutto lo stivale? Evidentemente no. In mancanza di questa sicurezza, potrebbe sembrare ingenuo applicare tante piccole restrizioni mirate che, sommate, potrebbero fornirci il quadro di un’Italia nuovamente rossa o “arancione scuro”. Che fare, allora? Isolarsi, pretendere un’accelerazione sui vaccini e una maggiore consistenza di Ristori e indennità. Si parla tanto di riaperture dopo le 18, ma si parla poco dei modi per garantire le aperture significative, quelle che arriveranno a fine pandemia.

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