Pandemia, rapporti con l’Ue, immigrazione: ci sono alcuni aspetti su cui il leader della Lega non è in linea con le idee del premier Draghi.
Il giorno in cui Matteo Salvini, leader della Lega, è uscito dalla sala delle consultazioni con il presidente del Consiglio – allora solo incaricato – Mario Draghi, e ha iniziato a parlare di Europa è stato subito chiaro: il partito del Carroccio avrebbe dovuto piegarsi al diktat del nuovo premier per entrare nel governo. E così è stato. Sul palchetto in cui i capi politici rilasciavano le proprie dichiarazioni, il Capitano ha fatto un discorso europeista. Una scena completamente inedita per la politica italiana. E non è l’unico punto su cui la Lega dovrà fare un passo indietro nella propria – a volte discutibile – comunicazione. Dalla gestione della pandemia, ai rapporti con l’Ue, passando per l’immigrazione: ci sono alcuni aspetti su cui il leader della Lega non è in linea con le idee del premier Draghi. Ma a prevalere sarà probabilmente la parte dell’ex numero uno della Banca centrale europea (Bce).
La gestione della pandemia
La gestione dell’emergenza sanitaria da parte del governo Conte bis è sempre stato un punto molto criticato da Salvini. La Lega non vuole un altro lockdown generalizzato, a costo di favorire la diffusione dei contagi di coronavirus. Ma, posto che una chiusura totale non la vorrebbe nessuno, sembra inevitabile continuare a seguire la strategia “stop and go”, con le zone a colori a seconda del livello di rischio. Eppure il capo del Carroccio spera in un “cambio di passo” da parte del governo Draghi. A partire, per esempio, dall’apertura dei ristoranti anche a pranzo.
La sua speranza, Salvini, l’ha messa nero su bianco anche sulla sua pagina Facebook. Ha scritto: “Il lockdown nazionale non ha senso, si deve intervenire su zone a livello comunale o provinciale, senza penalizzare tutta Italia indiscriminatamente. Occorre anche un cambio di passo nella comunicazione da parte di virologi e tecnici per evitare confusione e messaggi contraddittori. Sono certo che su questo fronte con il governo Draghi ci sarà un cambio di passo: gli italiani chiedono serietà e univocità di informazione, non spettacolarizzazione o addirittura terrorismo mediatico”.
Leggi anche: Bellanova, Scalfarotto, Bonetti: la squadra di Italia Viva al Governo si ricompone
I rapporti con l’Unione europea
Come già detto, non sono stati in pochi a sorprendersi per il discorso europeista di Salvini all’uscita delle consultazioni con il presidente del Consiglio Draghi. Il leader del Carroccio ha mostrato nei confronti di Bruxelles un’apertura mai presa in considerazione dalla Lega. E questo, probabilmente, è la diretta conseguenza delle condizioni dell’ex uomo di Francoforte per far convivere nello stesso governo Lega e Partito democratico. Salvini aveva affermato di volere che suo figlio crescesse “europeo”, salvo poi – a distanza di pochissimo tempo – definire “non irreversibile” l’adozione dell’Euro da parte dell’Italia.
Leggi anche: Rossano Sasso e Stefania Pucciarelli, gli “impresentabili” sono ora sottosegretari
L’immigrazione
L’ultimo – ma non meno importante – tema scottante nel confronto tra i partiti del governo è sicuramente l’immigrazione. E anche su questo, Salvini si è mostrato disposto a rinunciare alle sue idee pur di entrare in Parlamento. Tanto che, nel corso di un punto stampa a Milano agli inizi di febbraio, commentando l’ùautorizzazione allo sbarco di 422 persone salvate in mare dalla nave Ocean Viking, aveva dichiarato: “Sul tema immigrazione noi proporremo l’adozione della legislazione europea. A noi va bene che l’immigrazione in Italia sia trattata com’è trattata in Francia e in Germania. Con le stesse regole”. E aveva infine aggiunto: “Bisogna coinvolgere l’Europa in quello che non è un problema solo italiano”. Il Salvini facente parte del governo Draghi, quindi, è disposto ad accettare il regolamento di Dublino. Lo stesso finora sempre criticato poiché impone agli Stati di primo ingresso di farsi carico dell’accoglienza dei richiedenti asilo.