La Corte Costituzionale accoglie il ricorso del governo contro la legge anti-dpcm della Valle d’Aosta. Stabilisce così che spetta allo Stato decidere sulle misure da adottare e non le regioni.
Un grande stop arrivato dalla Corte Costituzionale alle regioni e alla loro autonomia che in questo periodo si sta lasciando un po’ andare. La Corte blocca le regioni sulle decisioni sulle misure necessarie al contrasto della pandemia, spetta allo Stato decidere. La decisione arriva in merito al ricorso del governo, accolto dalla Corte, contro la legge anti-dpcm della Valle d’Aosta. Il legislatore regionale, anche se dotato di autonomia speciale, invadere una materia affidata completamente ed esclusivamente allo Stato. Il messaggio è molto chiaro, la Regione non può invadere il potere decisionale dello Stato, nemmeno se si tratta di regione con un’autonomia speciale.
La questione è molto semplice e il giudizio molto chiaro: sul Covid e tutto ciò che ne concerne, decide Roma. La Corte Costituzionale quindi chiude il dibattito sull’autonomia regionale e dà ragione al Governo. La Valle d’Aosta, come le altre regioni, anche se a statuto speciale, non possono modificare le norme anti-Covid stabilite dal governo.
Il governo Conte aveva impugnato la legge anti-Dpcm della Valle d’Aosta. La corte la accoglie. In attesa della sentenza, che dovrebbe essere depositata nelle prossime settimane, l’ufficio stampa della Corte rende noto che il ricorso è stato accolto, “limitatamente alle disposizioni con le quali la legge impugnata ha introdotto misure di contrasto all’epidemia differenti da quelle previste dalla normativa statale.”
La Corte Costituzionale accoglie il ricorso di Conte, decide Roma
La scelta dei giudici è quella, quindi, di confermare la scelta già fatta il 14 gennaio quando bloccarono la legge regionale n 11 del 9 dicembre 2020 che consentiva aperture contro il decreto del governo. L’allora premier Giuseppe Conte si rivolse alla Corte che oggi gli dà ragione con una netta decisione. Senza troppi giri di parole la decisione della Corte sul Covid arriva a bloccare la legge anti-dpcm.
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Ferma così qualsiasi eventuale futura iniziativa contro le misure statali in materia di Covid e di emergenza globale, dove la parola spetta esclusivamente e completamente all’amministrazione centrale. Questa decisione, appunto, cambia la prospettiva dei rapporti tra Stato e Regione sul Covid che ultimamente, tra restrizioni e vaccinazioni, sembrano più tesi che mai. La legge della Valle d’Aosta aveva cercato di sovrapporsi e così annullare le norme nazionali statali, una legge che arriva da una giunta sostenuta da una maggioranza di autonomisti che cercano di soppiantare lo Stato. Ma al momento, qualsiasi tentativo indipendentista o di sovrapposizione allo Stato potrebbe inficiare la salute pubblica. Il rapporto tra Stato e Regioni deve essere collaborativo, qualsiasi modifica o richiesta deve avvenire in un quadro di collaborazione.
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Il rapporto tra amministrazioni locali e Stato centrale in questo anno di pandemia si è incrinato ancora di più, soprattutto in materia di sanità. A vent’anni dalla riforma del Titolo V, l’autonomia si associa troppo spesso a indipendentismo, soprattutto in alcune regioni, come quelle del Nord-Est. Primo fra tutti, Luca Zaia, governatore del Veneto che in questi mesi ha dimostrato come ha condotto la sua regione in questa pandemia. Bisogna trovare il giusto equilibrio, anche con maggiore autonomia.