Un primo passo per la convivenza con il virus e con la variante inglese è quello di microzone rosse per arginare la nascita dei focolai.
“Non ci sono le condizioni epidemiologiche per abbassare le misure di contrasto alla pandemia, siamo all’ultimo miglio e non possiamo abbassare la guardia“. A dirlo è stato il ministro della Salute Roberto Speranza intervenendo questo pomeriggio al Senato sull’emergenza Coronavirus. A preoccupare è la presenza delle varianti. Quella inglese è presente nel 17,8% dei casi mentre le altre due varianti , pur meno diffuse, sembrano resistere di più ai vaccini. Il prossimo Dpcm varrà dal 6 marzo al 6 aprile e, secondo quanto riferito dal Ministro, poco cambierà e la parola d’ordine rimarrà ancora una volta “salute”. Si proseguirà con le misure su base regionale e differenziata, ma nessun lockdown: con il virus, è ormai evidente, bisogna convivere.
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Per questo, si procede con l’Italia a colori che dal 3 novembre scorso – quando è stata introdotta con il Dpcm a firma Conte – ha cambiato sfumature e tonalità. Oggi si parla di zona bianca, gialla, arancione, arancione rinforzata, rossa e micro zona rossa. Nella zona bianca, tutto ritorna com’era. Aprono cinema, palestre e musei a pieno orario e l’Rt deve essere inferiore a 1. Una situazione che, però, l’Italia non conosce. Nella zona gialla l’indice Rt non deve superare la soglia di 1,25. Rimane il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino. Cinema, palestre e musei restano chiusi. Ristoranti e bar sono aperti a pranzo ma dalle ore 18 possono proseguire solo con asporto e consegne a domicilio. Nella zona arancione le misure sono simili a quelle in atto nella zona gialla, ma i ristoranti sono chiusi anche a pranzo.
La zona arancione rinforzata potrebbe invece implicare la chiusura delle scuole o la limitazione di altre attività. La zona rossa è quella del lockdown ma a questa si aggiunge la micro zona rossa: zone rosse all’interno dei propri territori, quindi più ristretti, per arginare i focolai sul nascere. La variante inglese, secondo gli esperti del Cts e dell’Iss, a metà marzo sarà predominante in tutto il Paese, mentre il pericolo è quello di una terza ondata, secondo Guido Bertolaso già ampiamente in atto.