La criminalità organizzata da sempre approfitta dei momenti di crisi e di disagio della popolazione. L’emergenza coronavirus non è esente da questo processo. Migliaia di attività commerciali rischiano il fallimento a causa del lockdown contro il Covid19 e per sopravvivere si affidano ai prestiti di strozzini e mafiosi.
La situazione epidemiologica sembra aggravarsi negli ultimi giorni e come detto dal Ministro Speranza, non ci sono le condizioni per riaprire e allentare le misure restrittive. Il Cts ha esposto le sue preoccupazioni al governo e al premier Draghi che sembra aver preso la strada di un nuovo lockdown. L’opinione pubblica, oltre che la politica, è scissa tra il contenimento del virus in modo netto con nuove restrizioni e lockdown e l’altra parte che chiede di riaprire le attività perchè in forte sofferenza economica. La salute prima di tutto e come si ripete spesso, anche nel resto dei paesi europei la misura è stata quella del contenimento del virus. Negli altri paesi però come ben sappiamo, i ristori e gli aiuti economici alle aziende e ai lavoratori sono arrivati tempestivamente.
In Italia, invece, purtroppo i pochi ristori arrivati si sono rivelati insufficienti e la cassa integrazione ancora in attesa. Per questo motivo, le attività commerciali sono messe all’angolo. Le spese sono rimaste invariate, e pagare un affitto di un’attività commerciale senza entrata è abbastanza dura. Le entrate sono in stand-by per molte attività da mesi, alcune da un anno, proprio dall’inizio della pandemia, escludendo forse i mesi estivi. La crisi economica derivata dal virus è molto seria e propagherà i suoi effetti per molto tempo dopo quest’emergenza. Adesso un nuovo lockdown costerebbe tantissimo a tante imprese.
Molte faranno fatica a riaprire e saranno costrette a chiudere, come fatto capire anche dal presidente del Consiglio Draghi, nel suo discorso programmatico, purtroppo non tutte le attività potranno essere salvate. E se la situazione non migliora il numero di aziende costrette al fallimento raddoppierà.
Senza gli aiuti dallo Stato e senza lavorare, quindi, molte aziende hanno chiesto prestiti su prestiti e spesso le banche non gliene hanno concessi. Così rimaneva quasi come ultima spiaggia, la scelta di rivolgersi alle associazioni criminali. Migliaia di imprenditori e commercianti sono stati messi in ginocchio dalla pandemia e non sono riusciti da soli a coprire le spese che mensilmente si palesavano. Molti hanno dovuto cedere la loro attività e metterla nelle mani dei clan mafiosi.
L’allarme è serio dalla classe dei commercianti che devono combattere contro la trappola dello strozzinaggio. A pagarne le spese sono soprattutto piccole e medie imprese che sono state colpite maggiormente dal blocco del lavoro e la mancanza di liquidità. Le persone hanno bisogno di soldi per le spese, pagare le bollette e l’affitto del locale, oltre che per sopravvivere. Il pagamento dei dipendenti e dei fornitori, spese che non si possono evitare, devono in qualche modo essere coperte.
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Nessun aiuto concreto e tempestivo è arrivato dallo Stato che si è quasi disinteressato alle vere spese dei commercianti e delle imprese. Questo ha reso la strada molto più semplice alle mafie, gli usurai si sono adeguati a questa emergenza e ne hanno approfittato. Molti clan di stampo mafioso hanno acquistato gli esercizi commerciali così da coprire le spese e liberare dagli oneri i proprietari. L’altra faccia dello strozzinaggio, quella chiamata di quartiere o di vicinato lavora su piccole cifre, proprio prestiti per coprire le spese necessarie.
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Quasi tutti i settori sono stati colpiti da questa crisi e dal bisogno di chiedere dei “favori”. Anche il settore alberghiero non è stata risparmiata e non solo le associazioni mafiose italiane cercano di trarne profitto, ma anche estere. Molti alberghi veneziani hanno ricevuto proposte allettanti di rilevazione da parte di imprenditori cinesi. Un fenomeno che riguarda tutte le regioni d’Italia e non solo quelle in cui si pensa sia maggiormente legata la mafia. La corruzione e le organizzazioni di criminalità organizzata trovano sempre più spazio in un sistema fallimentare per sostituirsi allo stato e arrivare là dove l’istituzione non arriva.
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