Il Presidente del Consiglio ha risolto la griglia di governo grazie all’algoritmo Draghi e ha dato il termine di scadenza. Ora tocca ai partiti chiudere sui nomi. Lega e Forza Italia ok, Pd discute in assemblea, caos nei 5 Stelle.
“Ogni limite ha una pazienza” scherzava Totò. Draghi invece non scherza anche perché la sua di pazienza è arrivata alla fine. Ragion per cui la squadra dei sottosegretari deve essere chiusa entro domani, questo il diktat ai partiti. Il Parlamento è fermo, in alcune commissioni e aule è infatti necessaria la presenza di un rappresentante del governo, attualmente quel rappresentante è stata sostituito da un ministro ma la cosa non può continuare a lungo. La squadra va completata al più presto.
In Transatlantico si scherza sulla modalità con cui il Presidente del Consiglio ha risolto il complicato mosaico dell’assegnazione delle varie poltrone tra partiti e tecnici. Il nome è destinato, tanto quanto il manuale Cencelli, a rimanere nel linguaggio politico e giornalistico: algoritmo Draghi.
La partita si chiude a 44 e massima libertà sui nomi. In base al numero e al peso dei partiti in Parlamento questa dovrebbe essere la composizione dei sottosegretari: 12 al Movimento 5 Stelle, che vede la sua compagine ridotta della metà dai 21 del Governo Conte II; 8 o 9 per Lega e Pd; 6 o 7 per Forza Italia; 2 per Italia Viva, ma Renzi proverà fino all’ultimo a ottenerne un terzo; 1 per Leu. Draghi dovrà poi distribuire qualcosa a Cambiamo!, Noi con l’Italia, Azione, Maie, +Europa e Centro democratico. Se rimane qualcosa ai tecnici. L’altro nodo complesso è ovviamente quali ministeri occupare ma su altro punto Draghi pare essere fermo: la metà dei sottosegretari deve essere donna.
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Sulle posizioni di sottosegretario la battaglia è quindi sia esterna ai partiti, che cercano di tirare Draghi per la giacca così da ottenerne uno in più, sia dentro gli stessi. Battaglia molto accesa nel Partito Democratico che proprio domani ha convocato la sua assemblea in cui si discuterà dell’assenza di figure femminili nel governo in quota dem. Discussione che potrebbe portare a un forte scontento nel partito e a uno stravolgimento nell’indicazione dei sottosegretari. I dem arriveranno in ogni caso al photofinish. Tutto fatto invece nella Lega dove Salvini dichiara di avere la lista pronta e spera che “gli altri abbiano fatto i compiti“. Critiche al leader padano per il nome proposto alla Cultura di Lucia Borgonzoni, ex candidata alla presidente della Regione Emilia-Romagna, nonostante la gaffe di un anno fa in cui ha dichiarato orgogliosamente di non leggere un libro “da tre anni“.
Guerra aperta infine nel Movimento 5 Stelle, il taglio della squadra rispetto al Conte II lascerà molti scontenti. Tra coloro che pretendono un posto perché rimasti esclusi in altre elezioni, quelli che sono rimasti in disparte per due governi e pretendono ora un sottosegretariato, minacce di fuoriuscita, donne che rivendicano spazi di genere, esponenti del Sud che lamentano poca presenza meridionale nel governo, mediatori con i “ribelli”, uscenti da riconfermare e coloro che ancora “non hanno sistemato famiglia”, il caos nel Movimento è assicurato.