Cinema, teatri, palestre hanno subito il contraccolpo più forte dall’inizio dell’epidemia, obbligati fin da subito alla chiusura.
Chiuse erano, chiuse rimarranno. La circolazione delle varianti ha messo in allarme gli esperti e il Comitato tecnico scientifico ha detto no alla possibilità di riapertura di palestre e piscine. Il rischio non deriverebbe soltanto dalle singole attività che potrebbero riaprire, ma dal movimento di persone e di circolazione che esse comportano. Per questo, nel nuovo provvedimento che dovrebbe arrivare dopo il 5 marzo, è altamente probabile che non si parlerà di aperture di questi settori, come invece prospettato di recente. Le riaperture potrebbero slittare addirittura ad aprile, nonostante in diverse parti d’Italia siano proprio i gestori a protestare contro la chiusura ormai prolungata da tempo. A Bologna, qualche giorno fa, si sono trovati titolari e sportivi, tutti a sostegno di una stessa idea. La palestra non è soltanto un hobby, né solo un divertimento. Al contrario, aiuta corpo e mente e migliora lo stile di vita quotidiano che, anche contro il Covid, potrebbe giocare un ruolo fondamentale.
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Chiusi anche cinema e teatri, tanto che la protesta, a Catania, si è unita al grido di “Torniamo a fare spettacolo”. E’ ormai passato un anno dalla chiusura di teatri e cinema, luoghi non soltanto di cultura ma anche distanziati e che, rispetto ad altri luoghi come negozi, faticano meno a mantenere le misure di distanziamento. In verità, riempire un teatro è difficile anche in tempi normali. Eppure, i palcoscenici sono vuoti e i lavoratori del settore sono a casa ormai da tempo, senza che si intraveda una via d’uscita effettiva.
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I numeri
Ma parliamo di numeri. Commercio, servizi alla persona e intrattenimento sono a conti fatti i comparti più colpiti. Secondo le stime, le agenzie di viaggio e tour operator hanno denunciato perdite al 73,2% , seguite da attività artistiche, palestre, piscine, sale giochi, cinema e teatri, che hanno perso il 70%. Alberghi e alloggi sono al -53, seguiti da bar e ristoranti a cui, però, è stata nel tempo concessa qualche lieve libertà. Secondo il Codacons, allo scorso 25 maggio, il valore complessivo dei rimborsi spettanti agli utenti che hanno sottoscritto abbonamenti in tali strutture ammonta in Italia a quasi 1,9 miliardi di euro. L’attività di palestre, piscine e centri sportivi di tutta Italia è stata sospesa con il Primo decreto firmato lo scorso 9 marzo da Giuseppe Conte e già dopo pochissimi giorni le perdite sembrarono immense. Consideriamo, poi, che le attività in questione non hanno riaperto se non per qualche giorno. Una perdita, insomma, dal valore inestimabile e che, probabilmente, continuerà ad aumentare.